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Nell’aretino il 50% dei pazienti colpiti da infarto arriva vivo in ospedale. E’ un territorio “cardioprotetto”. Valdarno al top

La Provincia di Arezzo, e in particolare il Valdarno, è un’area all’avanguardia in Italia per l’utilizzo del defibrillatori. Si definisce, in termini tecnici, un territorio “cardioprotetto”. E sono i numeri a confermarlo. Nei primi otto mesi dell’anno, nell’aretino, a fronte di 280 casi di arresto cardiaco, sono arrivati vivi in ospedale una percentuale pari addirittura al 50%. “Un risultato che va ben oltre le nostre più rosee aspettative – ha spiegato Leonardo Bolognese direttore del dipartimento Cardiovascolare e Neurologico della Asl8 – superiore a quanto indica oggi la letteratura internazionale. Se da 13 anni abbiamo avviato una sinergia fra territorio ed ospedale che ci porta ad iniziare la diagnosi e la cura direttamente in ambulanza, oggi ne raccogliamo con soddisfazione i risultati che garantiscono ai cittadini di avere un territorio realmente cardioprotetto, anche se ci sono ancora delle azioni da compiere”. Fondamentale è l’utilizzo del defibrillatori e la loro diffusione. In tutta la provincia di Arezzo sono stati installati ben 500 defibrillatori, oltre 160 in Valdarno e sono stati formate oltre 15.000 persone. Migliaia di volontari in grado di fare il massaggio, di applicare il defibrillatore, di anticipare l’azione che sarà poi svolta dai sanitari. Anche la tecnologia aiuta. Come ha ricordato il direttore dell’emergenza urgenza della Asl 8 Massimo Mandò, tutti gli equipaggi delle ambulanze quando intervengono su un sospetto infarto o arresto cardiaco, sono in grado di eseguire sul posto un elettrocardiogramma che viene inviato istantaneamente per via telematica al cardiologo di guardia. Quest’ultimo leggendo immediatamente il tracciato è in grado di stabilire la destinazione giusta per quel paziente e di dare le prime istruzioni di cura al personale in ambulanza: ambulanza che si trasforma così in un “ospedale itineran

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