Cerca
Close this search box.

4 novembre 1966 – 4 novembre 2015. L’Arno e la sicurezza del Valdarno a quasi cinquant’anni dall’alluvione

Dante lo citò nella Divina Commedia, Montale in una delle sue celebri poesie, Curzio Malaparte nel libro “Maledetti Toscani”. E’ l’Arno, il grande fiume che accompagna la Toscana nel suo incedere quotidiano. Calmo e pacioso per buona parte dell’anno, quando decide di arrabbiarsi sono dolori. I valdarnesi più maturi ricordano perfettamente quei terribili giorni novembrini del 1966, quando l’alluvione mise in ginocchio mezza Toscana. Oggi si celebra il quarantanovesimo anniversario di quella tragedia, ma a distanza di quasi mezzo secolo, il Valdarno è più sicuro? Sicuramente si, ma di strada da fare ce n’è ancora molta. Troppa, dice qualcuno. Negli ultimi anni sono state due le opere di messa in sicurezza idraulica di una certa rilevanza: la cassa di espansione sull’Ambra e quella sul Ciuffenna. La mini diga valdambrina è costata tre milioni e mezzo di euro, cinque quella sorta in località Steccata, alla Penna di Terranuova Bracciolini. Ma a cosa servono? La cassa di espansione, attraverso un dispositivo denominato “a bocca tarata”, consente il passaggio di un determinato quantitativo di acqua. Il volume di piena eccedente viene trattenuto a monte e restituito al deflusso dopo che è passata l’ondata di piena. Complessivamente ad Ambra viene trattenuto un milione di metri cubi di acqua, cifra che scende leggermente alla Penna. Questi interventi sono orientati prevalentemente a contenere le acque in eccesso che il reticolo non è in grado di smaltire, in apposite aree destinate alla laminazione delle piene. Ad oggi gli invasi sono due, ma in futuro diventeranno sette. Sono in programma due nuove casse di espansione sul torrente Trove a Badio Agnano, sul Lusignana a Badia a Ruoti – quest’ultima in via di ultimazione -, a Scrafana e al Pestello. Una settima sarà realizzata in località Padulette a Levanella. Non solo invasi. Ma anche investimenti sugli argini dei torrenti di San Giovanni, Montevarchi e Terranuova. C’è poi la questione dighe. Gli invasi di Levane e La Penna presentano problematiche molto complesse legate, in primo luogo, ai materiali sedimentati sul fondo. In questi decenni l’Arno ha depositato all’interno delle dighe cinque milioni di metri cubi di fanghi. Per dare un’idea, è una quantità che potrebbe tranquillamente ricoprire cinque Colossei. La Provincia di Arezzo ha consegnato da tempo alla Regione Toscana uno studio preliminare sugli interventi da adottare, con costi e benefici. Per lo sfangamento delle due dighe sono necessari ottanta milioni di euro. A questo bisogna aggiungere i sedici milioni di euro che servirebbero per innalzare la diga di Levane da 167,5 a 172 metri e i quattro milioni per mettere in sicurezza l’area industriale di Laterina. Senza dimenticare i ventisei milioni necessari per realizzare un by pass, una sorta di scarico di fondo, alla diga de La Penna” Insomma, centoventisei milioni di euro per mettere ancora più in sicurezza il Valdarno e Firenze. Una cifra enorme. Sarà reperita? Ai posteri l’ardua sentenza.

Articoli correlati