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Gelo: riaprire le stazioni ferroviarie di notte per i senza tetto. La proposta della Caritas

Grande freddo in Valdarno e cresce l’allarme per le persone in difficoltà e senza fissa dimora, costrette a passare le notti al gelo. “Dalle nostre parti non abbiamo i numeri delle grandi città – ricorda il responsabile della Caritas montevarchina don Mauro Frasi – però il problema esiste”.
Di qui l’appello alle istituzioni, a cominciare dal Prefetto di Arezzo: “In momenti di piena emergenza per le temperature rigide – spiega – sarebbe necessaria un’ordinanza in nome della tutela della salute per consentire l’apertura notturna delle sale di attesa di almeno una delle stazioni ferroviarie dei centri principali che ora chiudono i battenti alle 23, garantendo un minimo di riscaldamento dei locali. Nel nostro territorio non ci sono strutture di accoglienza attrezzate per far trascorrere una notte al caldo a chi ha bisogno, come invece avviene ad Arezzo e Firenze”.
La proposta ricalca su scala locale quanto già accade da tempo nelle grandi città con provvedimenti analoghi che consentono l’accesso ai clochard agli scali della metro nelle notti più gelide dell’inverno. Nella vallata gli “ultimi”, spesso persone con problemi di dipendenza da sostanze, si arrangiano alla meglio, dormono in auto o si riparano in alloggi di fortuna, cercando di scaldarsi come possono.
“Il problema dei poveri estremi esiste in una società che ha ristretto le isole di emergenza – conclude don Mauro – e il Valdarno non è certo immune da questo fenomeno. Purtroppo, però, non sempre le risposte sono adeguate”.

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