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Sos di un’allevatrice. “I cinghiali stanno distruggendo i prati pascoli. Non voglio arrendermi né rinunciare alla mia azienda”.

Sono già diversi anni che le scorrerie dei cinghiali tormentano alcuni allevatori della zona del Comune di Figline ed Incisa Valdarno, distruggendo i prati pascoli che sono la principale fonte di sostentamento degli animali. Camminando per le fattorie è possibile notare i segni del loro passaggio sul terreno, con le zolle ribaltate ed in superficie che spesso danneggiano le falciatrici che servono per la fienagione. E’ un problema, questo, con il quale gli imprenditori del settore convivono da diverso tempo. Tra le testimonianze, quella della signora Ada Bao proprietaria, insieme alla sorella Sandra e alle rispettive famiglie, della piccola azienda Podere Casa al Bosco, al Cesto di Figline. Le loro scorrerie cominciano, all’incirca, tra il tardo pomeriggio e le prime ore della sera e vanno avanti tutta la notte. Inizialmente i cani riescono a mettere in fuga gli ungulati, ma dopo poche ore ritornano. Si tratta di branchi composti, probabilmente, da venti o trenta individui che si nascondono nel bosco sopra il quale vi sono i terreni dell’Enel, completamente abbandonati a loro stessi e dove non possono trovare nulla da mangiare. Così alla sera scendono a valle e distruggono i prati pascoli.
“Oramai abbiamo rinunciato a coltivare il grano turco e da qualche anno anche l’orzo, che i cinghiali non mangiano ma calpestano – ha detto Ada Bao – . Ora però hanno cominciato con i prati pascoli. Noi possiamo anche rispianarli e ripiantare semi ed erba medica, ma se queste scorrerie continuano diventa inutile. Concimiamo poi il terreno con il letame delle nostre pecore, il fatto è che sotto questi appezzamenti si formano i lombrichi che attirano ancora di più i cinghiali e quindi, a volte, siamo costretti a rinunciare alla concimazione naturale. Inoltre – ha aggiunto l’imprenditrice – nelle zone circostanti laddove i cinghiali calpestano e distruggono, le pecore non mangiano perché sentono il loro odore”.
La famiglia Bao ha provato a delimitare le culture con dei fili elettrificati, ma i cinghiali riescono a sfondarli. Per proteggere i prati pascoli bisognerebbe recintare la proprietà con delle gabbie di ferro, ma i costi sono eccessivi anche in termini di mano d’opera e comunque comporterebbero problemi logistici. La signora Ada si è rivolta a diversi uffici ed enti e in molti casi le risposte non sono state esaurienti. “Spesso – ha aggiunto – il problema è stato minimizzato, pensando di essere in presenza di semplici sfoghi. A me non interessa fare polemica, le polemiche sono sterili. A me interessa trovare una soluzione, una soluzione costruttiva, perché voglio difendere la mia azienda. E’ una situazione che ci è sfuggita di mano – ha proseguito Ada Bao – . Si tratta di difendere i nostri animali e la nostra azienda. Sono convinta che una soluzione civile e costruttiva insieme agli enti preposti si possa trovare. Durante le varie ispezioni – ha concluso – mi è già stato detto che numerose aziende hanno chiuso i battenti a causa di questo problema. Io non voglio arrendermi, non voglio rinunciare alla mia azienda che ha dato da vivere a tre generazioni per un branco di cinghiali”.

Le immagini dei terreni di Podere Casa al Bosco distrutti dai cinghiali

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