I fatti risalgono al mese di ottobre del 2013: il borro del Ponterosso e il fosso delle Granchie esondarono a Figline causando danni notevoli alle abitazioni e alle attività produttive della zona di San Biagio e in quella di Ponterosso. Allagati scantinati, garage e fondi.I danni riguardarono 19 auto, 75 residenze private, 8 attività produttive e infrastrutture pubbliche come il cimitero. Dopo 3 anni e mezzo, ieri si è tenuta la prima udienza del processo. Sotto accusa un ponte privato situato sulla strada che conduce allo Stecco e che, avendo la campata troppo stretta,impedì il corretto deflusso delle acque. Da qui la fuoriuscita del corso d’acqua dagli argini. Ed è sempre stato questo ponte ad essere oggetto del contendere. La struttura doveva essere abbattuta nel 2002 ma la demolizione c’è stata solo nel febbraio 2015. Il pm Barlucchi ha chiesto il rinvio a giudizio di 8 persone: fra questi, l’allora sindaco di Figline Riccardo Nocentini, perchè secondo il Pubblico Ministero non fece abbattere la struttura.Chiesto il rinvio a giudizio anche per l’ex responsabile dei lavori pubblici, Roberto Nocentini. La richiesta del Pm ha raggiunto anche anche un dirigente e un funzionario della Provincia di Firenze e i titolari dell’impresa che stava eseguendo i lavori in subappalto tra le provinciali Chianti Valdarno, del Brollo e di Poggio alla Croce e che conduce a Greve. In questo caso il materiale che era sul cantiere per la realizzazione della strada secondo gli inquirenti fu trascinato dalle acque e fece praticamente da tappo ad un altro ponte che si trova davanti al Cimitero delle Cannucce.Fu proprio l’allora Sindaco Riccardo Nocentini a firmare l’ordinanza di demolizione del ponte privato allo Stecco subito dopo l’alluvione dell’ottobre 2013. Ma la struttura. come detto, fu buttata giù solo dopo due anni. Il comune di Figline Incisa, in merito al processo iniziato ieri, si è costituito parte civile.