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L’assemblea di Sei Toscana conferma: “nessun aumento di budget per il Cda”. Intanto interviene STA: “Tanto rumore per nulla”

L’Assemblea dei Soci di Sei Toscana, riunitasi quest’oggi, ha deciso di revocare la delibera dello scorso 11 settembre, confermando il budget complessivo di remunerazione degli incarichi percepiti dagli amministratori della Società, in complessivi 180.000 euro lordi all’anno. Quindi non ci sarà alcun incremento dei compensi. Sulla vicenda, in queste ore, è intervenuta anche la Società Toscana Ambiente Spa (in acronimo STA), società a capitale interamente privato con sede legale a Firenze che si occupa da anni, attraverso partnership pubbliche e private, del ciclo integrato dei rifiuti in Toscana.
“Siamo stati tirati in ballo da più parti in un dibattito surreale avente ad oggetto Sei Toscana, che partecipiamo al 26%, in particolare sui compensi del Consiglio di Amministrazione e sull’assetto societario – hanno precisato il Presidente di STA Matteo Frosini e l’Amministratore Delegato Stefano Carnevali -. La questione dei compensi del C.d.A. di SEI Toscana è stata condannata come immorale, inopportuna ed irresponsabile, ma ci corre l’obbligo di far notare, evidentemente, che non c’è nessuna menomazione dell’interesse pubblico o chissà quale oltraggio a carico delle casse comunali e/o del portafoglio dei cittadini”. Sei i motivi riportati da STA:
“Innanzitutto – è stato detto – SEI Toscana S.r.l. non è una società di proprietà pubblica né a controllo pubblico, secondo le disciplina delle leggi vigenti; Il valore dei compensi del C.d.A. di SEI Toscana (come quello dei commissari prefettizi) non incide sulla tariffa; SEI Toscana non è poi una azienda in crisi economica ed i suoi bilanci sono in attivo; La voce “compensi per gli amministratori” nel budget di SEI Toscana è la metà, finanche un terzo, di quella a disposizione di altre società attive nei Servizi Pubblici Locali (acqua, energia, rifiuti, ecc.) del nostro territorio, simili per dimensioni e fatturato. Infine – hanno aggiunto i vertici di STA – , l’incremento del budget per il C.d.A. di SEI Toscana non prevede un aggravio di costi per la società, ma utilizza risparmi già ottenuti”.
STA ritiene che, nel rispetto delle norme, il compenso debba essere congruo e parametrato alla struttura, alla dimensione ed alla redditività della società, visto che con l’attuale plafond, bloccato dalla comunicazione dei Commissari, l’Amministratore Delegato potrebbe essere remunerato meno di un dipendente senza responsabilità. Questo non sarebbe né normale, né morale.
“Sul metodo – ha proseguito la Società Toscana Ambiente – c’è stata quindi un’invasione di campo da parte della politica come non si era mai vista prima e invitiamo tutti a rileggersi le norme che regolano i compensi nelle società per azioni. Partendo da questo ipotetico scandalo, il dibattito si è allargato alla necessità di ricondurre SEI Toscana sotto il “controllo pubblico”, anche attraverso una nuova ridistribuzione delle quote societarie. Ognuno ha voluto dire la sua ma ci sembra che nel dibattito non si sia tenuto conto di alcuni questioni di merito”.
Per il Presidente e l’AD di STA è lecito domandarsi se sia normale e consentito dalle norme di settore che i Comuni diventino pure i proprietari monopolistici (cioè azionisti totalitari o di maggioranza dominante) dell’azienda di cui sono clienti e anche controllori (attraverso l’ATO). (“Si pensa veramente che il diventare soggetti “controllori, proprietari, gestori e utenti di se stessi” passi inosservato?)”.
“Si crede poi veramente che la situazione di crisi, lamentata da più parti nel territorio servito da SEI Toscana, debba essere riconducibile allo “scandalo” dell’aumento dei compensi dei consiglieri e non allo stallo organizzativo/decisionale in cui versa L’ATO, che ricordiamo essere formato da oltre 100 comuni, da 3 anni inadempiente rispetto alla predisposizione del Piano Industriale di Ambito? – Si sono chiesti i vertici di STA – . Ci auguriamo vivamente che la nomina del nuovo Direttore possa dare un decisivo impulso in tal senso all’Assemblea dei Sindaci. Non ci sembra poi che un ente pubblico (o a maggioranza pubblica) sia necessariamente più virtuoso, efficace ed efficiente rispetto ad un sistema misto o interamente privato. Non pone dubbi a nessuno che sistematicamente la gestione pubblica di alcune aziende dei Servizi Pubblici Locali ha sempre più spesso generato debiti e default, anche in Toscana? Se la parte pubblica ha perso la maggioranza delle quote azionarie all’interno di SEI Toscana – ha proseguito STA – la “colpa” è di quei Comuni che a suo tempo hanno dato mandato alle loro società partecipate di vendere le proprie azioni a partner privati o quando hanno rinunciato agli aumenti di capitale. Non ci risulta che allora ci siano state pubbliche “levate di scudi”. Chi “cade dal pero” oggi non ci fa bella figura e si espone a facili strumentalizzazioni”.
Frosini e Carnevali hanno poi ribadito che, a prescindere dalle vicende interne di alcune società che detengono il capitale sociale, STA è una società solida, non è in vendita e non lo sono neppure le sue azioni possedute in SEI Toscana e hanno anzi manifestato l’ intenzione di acquisire anche le quote dei soci morosi.
“Abbiamo investito 30 milioni di euro in questa avventura imprenditoriale e non possiamo tollerare che alcuni dei nostri partner, consapevolmente o meno, stiano prestando il fianco a chi vuole affossare il percorso che tutti assieme abbiamo intrapreso – hanno aggiunto il Presidente e l’Amministratore Delegato – . Nel mese di giugno abbiamo scritto a SEI Toscana ed ai suoi soci che siamo disponibili a valutare la rinuncia ad una quota dei diritti di prelazione spettanti per favorire un eventuale ritorno alla maggioranza pubblica. Ci teniamo a sottolineare che siamo stati forse gli unici, ad oggi, ad aver preso le difese dell’azienda SEI Toscana e dei suoi amministratori. E’ una questione di stile ma anche di sostanza: STA Spa conferma il pieno sostegno agli organi sociali, che ha contribuito a nominare, e ne tutela con forza l’onorabilità, anche valutando il ricorso a querele nei confronti di coloro che hanno dichiarato il falso. Alla luce di quanto esposto finora – hanno concluso i vertici della società – , ci sentiamo di poter dire che si sia fatto molto rumore per nulla”.

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