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Un defibrillatore nel ricordo di Gabriele D’Uva. Sabato alla scuola di Severi di San Giovanni la cerimonia di consegna

Gabriele era profondamente legato alla sua scuola, alla sua classe, ai suoi compagni di studio. Per questo l’associazione costituita in suo nome ha deciso di donare proprio alla Severi di San Giovanni un defibrillatore. L’associazione “Gabriele D’Uva” è nata da alcuni mesi in memoria del ragazzo di 16 anni scomparso per una malattia incurabile nell’ottobre del 2016. Tra i promotori dell’associazione ci sono gli splendidi genitori di Gabriele, Francesco e Sonia, che sabato prossimo, alle ore 10, saranno in prima fila nella consegna dell’apparecchio salvavita all’istituto di via Trieste.
Il defibrillatore sarà collocato all’ingresso dell’istituto ed è solo l’ultima collocazione di un piano di “cardioprotezione” che fa del Valdarno una delle aree maggiormente protette d’Italia. Un lavoro straordinario portato avanti in questi anni da Arezzo Cuore, dal 118, dalle Misericordie e da tante associazioni. ”. Sono circa 200 gli apparecchi salvavita, collocati nei punti strategici ad alta densità di persone. La loro funzione è importantissima. In caso di arresto cardiaco il decesso, in media, arriva al massimo dopo dieci minuti e dopo cinque minuti i danni cerebrali sono già irreversibili. Ciò significa che per evitare il peggio le unità di soccorso dovrebbero arrivare sul posto in meno di trecento secondi. Tempo record che è quasi impossibile da raggiungere, soprattutto se la vittima si trova in aree periferiche o difficili da raggiungere.
Ecco perché risulta fondamentale il ruolo del soccorritore occasionale e, soprattutto, dei defibrillatori. Sono dispositivi, tra l’altro, semplicissimi da usare, che grazie ad una serie di scariche effettuano la defibrillazione delle pareti muscolari del cuore, consentendo di recuperare un ritmo cardiaco regolare. Se in provincia di Arezzo i defibrillatori fossero collocati in tutti gli ambienti a più alta concentrazione di persone (cinema, ipermercati, stadi ecc.) la percentuale di sopravvivenza passerebbe al 50%. E in Valdarno ci siamo vicini, perché la percentuale di salvezza è ben superiore rispetto a quella delle altre vallate.

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