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Spedizione punitiva contro i vicini. Arrestati per tentato omicidio due complici dell’aggressore di Castelfranco di Sopra

Arrestati per tentato omicidio. A finire in manette i due complici del palermitano di 31 anni che la sera del 15 marzo scorso aveva sparato a un vicino di casa a Castelfranco di Sopra. Alla base dell’aggressione nei confronti di una famiglia marocchina le ripetute liti condominiali a cui quella sera si aggiunse qualche bicchiere di troppo consumato in un locale del paese. E così, in preda ai fumi dell’alcol, il siciliano si era presentato con un complice alla porta di casa dei vicini e, impugnando una pistola calibro 7.65 aveva minacciato di ammazzare tutti. Ne era nata una colluttazione con uno dei componenti la famiglia, un marocchino di 44 anni, ed era partito un colpo di pistola che aveva ferito l’uomo alla gola.
Temendo il peggio, il padrone di casa era riuscito ad afferrare il complice dell’aggressore e facendosene scudo ad evitare di essere raggiunto da un altro colpo di arma da fuoco.
Grazie alle testimonianze raccolte e alle immagini di videosorveglianza della zona i Carabinieri avevano subito rintracciato e arrestato il siciliano.
Adesso gli ulteriori sviluppi dell’indagine con il fermo dei due complici della spedizione punitiva che avevano fornito la pistola e accompagnato il trentunenne nell’aggressione.
Nella serata di ieri i militari del Nucleo Operativo Radio Mobile della Compagnia di San Giovanni Valdarno hanno arrestato K. S., 31 anni albanese, e R.A., italiano di 31 anni, in esecuzione di un’ordinanza emessa dal G.I.P. del Tribunale di Arezzo.
Il primo è ritenuto responsabile, in concorso con il palermitano (già condannato per questi fatti in primo grado a 9 anni e mezzo di reclusione e ora in carcere) del tentato omicidio e della detenzione e porto abusivo della 7.65, che però non è stata ritrovata nel corso delle indagini.
I militari hanno accertato, inoltre, che la coppia aveva avuto un ruolo attivo nel commettere  il reato, fornendo sia l’autovettura per il trasporto che la disponibilità dell’arma da fuoco.
L’albanese è stato associato al carcere aretino di San Benedetto, l’italiano è agli arresti domiciliari.

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