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Saldi invernali: 6 famiglie su 10 pronte agli acquisti a prezzi scontati. Spesa media 170 euro. L’analisi di Confcommercio

Scatteranno venerdì i saldi invernali e puntuali arrivano le previsioni della Confcommercio aretina realizzate su un campione di operatori del settore.
Almeno sei famiglie su dieci in provincia di Arezzo acquisteranno abbigliamento o calzature in saldo, per un totale di spesa di poco inferiore ai 170 euro, in linea con lo scorso anno e superiore alla media nazionale di 143 euro a persona.
Circa mille i negozi interessati dalle vendite al ribasso che nelle prime settimane si attesteranno al 30 – 40% per aumentare progressivamente fino al 60 – 70%.
“I saldi – ricorda il presidente della Federmoda-Confcommercio Paolo Mantovani – sono nati per eliminare le scorte di magazzino, avere liquidità e fare spazio ai nuovi arrivi della primavera-estate. Per gli esercenti significa essere disposti a ridurre la redditività, per i nostri clienti un’ottima occasione per acquistare risparmiando”.
Del resto spendere meno e in modo intelligente è un imperativo per molti. “I saldi, in più, svolgono un ruolo democratico: con il taglio del prezzo ci si può permettere un capo costoso che altrimenti non avremmo comprato, che ci appaga sia per la funzione d’uso sia per l’estetica. La gratificazione, l’aspetto emozionale nello shopping della moda sono ancora fattori essenziali. Vero è che se prima si approfittava degli sconti per concedersi un acquisto stravagante, magari d’impulso, oggi si aspettano per comprare il necessario. C’è più consapevolezza nella pianificazione delle spese. Le cause? Il consumatore ha davanti a sé più possibilità di scelta, è più maturo, ma ci sono anche altri fattori come la tassazione, troppo alta in Italia, e quel clima di instabilità politica ed economica che aumenta l’incertezza sul futuro”.
Quanto alle aspettative il 3 % degli esercenti conta di incrementare gli incassi, il 30 teme un ridimensionamento, il 67% spera di raggiungere i livelli dello scorso anno. Attese suffragate dai dati degli ultimi mesi di lavoro caratterizzati da un calo generalizzato a ottobre e una “ripresina” a novembre, complici l’arrivo del freddo e gli sconti del Black Friday, mentre a Natale i prodotti più venduti sono stati maglieria, stivali da donna, borse e accessori come cappelli o sciarpe.
“Non ci aspettiamo file o euforia particolare – anticipa Mantovani. Nei centri più piccoli della provincia la crisi ha purtroppo ridotto il numero dei negozi della moda e resiste chi offre ai consumatori servizi difficili da reperire altrove: chi fa provare i capi a casa, conosce personalmente i propri clienti e trova le cose più adatte per loro, li contatta, insomma si prodiga per soddisfare ogni esigenza”.
In altre parole qualità e professionalità che secondo Federmoda-Confcommercio sono le leve su cui puntare per combattere la recessione. Insieme all’unità di intenti della categoria: “Intervenire sui cardini del libero mercato, ovvero il prezzo e le strategie commerciali, è difficile se non impossibile. Inutile trovare un accordo su questi punti perché ognuno persegue il proprio modello aziendale. Meglio accordarsi sul rispetto delle regole della concorrenza e sulla promozione del territorio. Se arriva più gente avremo tutti più possibilità di lavorare. Poi a livello nazionale abbiamo tante battaglie aperte, come quella sulla diminuzione dell’Iva”.

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