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Sulla scia del ritrovamento del Mammuth chiude il 2017 con numeri importanti il Museo Paleontologico di Montevarchi

E’ custodito in un luogo protetto, un laboratorio nel Comune di San Giovanni, il “Mammuthus Meridionalis” ritrovato nell’autunno 2016 in un terreno al Tasso di Terranuova Bracciolini.
Al cospetto dell’elefante che un milione e mezzo di anni fa popolava il Valdarno, quando il territorio aveva le caratteristiche di una savana, gli archeologi impegnati nel restauro di zanne, cranio e ulna. In pratica quel che è riaffiorato dalla nebbia dei secoli rendendo la scoperta tra le più entusiasmanti degli ultimi tempi.
Il ritrovamento ha avuto ricadute positive sulle presenze del Museo Paleontologico di Montevarchi, futura sede definitiva del pachiderma.
Il polo culturale infatti chiude il 2017 con un saldo lusinghiero: oltre 6 mila biglietti staccati e un calendario da tutto esaurito per le visite didattiche riservate alle scolaresche. Perchè i resti fossili, estratti dal loro mausoleo d’argilla nel settembre dello scorso anno grazie ad una delicata operazione di recupero, comporranno lo scheletro seppur parziale del secondo mammuth del Jurassic Park montevarchino affiancandosi alla mascotte Gastone, il grande esemplare che accoglie i visitatori nell’atrio del piano terra.
Ai livelli superiori un itinerario tra flora e fauna peculiari della valle in epoca preistorica. E mentre va avanti il percorso, che si concluderà con l’approdo del reperto al Palentologico, prosegue la campagna «Sos Mammuthus» per raccogliere fondi da destinare alle tre fasi del progetto, scavo, restauro e musealizzazione, frutto della sinergia tra l’Accademia Valdarnese del Poggio, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Siena, Grosseto e Arezzo e il Dipartimento Scienze della Terra dell’Università di Firenze.
“Lo scopo della sottoscrizione è economico, e del resto ci vorranno alcune decine di migliaia di euro, ma il suo valore autentico – ha detto la direttrice del museo Elena Facchino – risiede nella ricerca di relazione con le persone. L’istituzione esce nelle piazze per dialogare con la gente e racconta i vari passaggi del recupero,
accendendo la curiosità generale e contribuendo alla consapevolezza della propria identità culturale”. Si può ancora contribuire e scegliere tra la rosa di nomi proposta per il nuovo inquilino che dovrebbe bussare alla porta entro l’anno.

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