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I tesori di Figline e Incisa. La Cantoria e il Coro del Vivaio, il trionfo di Rinascimento e Barocco

Prosegue la rubrica sui tesori “nascosti”, appartenenti al tessuto storico/artistico del territorio figlinese e incisano. Stavolta ci soffermiamo ad ammirare e a conoscere l’interno di quello che, ancora oggi, rimane uno dei luoghi di culto più famosi ad Incisa.
Stiamo parlando della chiesa dei Santi Cosma e Damiano al Vivaio, eretta nel 1516 su consenso di Leone X, al secolo Giovanni de’ Medici.
All’interno dell’edificio la storia è racchiusa negli affreschi, sui complessi scultorei, così come negli arredi sacri e sui dipinti di artisti di un periodo fiorente per l’Italia del tempo.
Nel 1586 venne fondata la Compagnia del Santo Nome di Gesù, una congrega di laici ancora esistente.
Il Vivaio è luogo di sepolture importanti e di cappelle di famiglia, come quella dei Tassi, costruita nel 1641.
Gran parte degli elementi, di natura scultorea e pittorica, sono vere e proprie opere del Rinascimento e del Barocco.
Ma oggi ci soffermiamo soltanto su due opere in particolare: la Cantoria e il Coro.
La Cantoria, situata nella controfacciata, ospita, dal 1706, un grande organo con 9 registri, costato, come rivelano i documenti di archivio, 220 scudi pagati a Lorenzo Testa, celebre organaro di Roma. La cassa fu intagliata da Arcangelo da San Jacopo e il complesso ligneo fu dorato da Giovanni Gualberto Farinecei.
I successivi lavori di restauro del complesso, nel 1800, furono curati da Giobbe Maria Paoli di Campi Bisenzio.
Il Coro, invece, è situato dietro l’altar maggiore, ed è costituito da un complesso ligneo di sedili ribaltabili e 31 stalli su doppia fila. Fu eseguito nel 1566 grazie a Frate Jacopo dall’Incisa, donando 48 scudi. Il Coro, a differenza della Cantoria, possiede ancora un gusto rinascimentale.
Se oggi possiamo ammirare questi capolavori è grazie al restauro che, dal 1994 ai primi anni del 2000, ha reso luce, colore, ripristino e giustizia a quelle opere, oltre alla struttura architettonica della chiesa, che ancora oggi ci regalano un’atmosfera di religiosità e devozione. Secoli di storia si raccontano e tramandano l’identità di un popolo, di un determinato ceto sociale, di una tradizione, che ci ricorda chi siamo e cosa saremo.
Gli interventi di restauro sono stati eseguiti e condotti dall’Istituto per l’Arte e il Restauro di Firenze e Palazzo Spinelli.
Per approfondimenti rifuardo la storia di questi tesori artistici è possibile leggere il volume, edito nel 2007, dal titolo “La Chiesa dei Santi Cosma e Damiano al Vivaio. Un progetto per il restauro e la valorizzazione” scritto dal prof. Francesco Amodei, dal quale abbiamo attinto informazioni.

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