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Tour de France 2018, le aspettative di italiani e “toscani”

L’Italia partecipa al Tour de France con il record negativo (eguagliato) di corridori alla partenza dal 1985 a questa parte. Un’attenuante parziale è la riduzione del numero di corridori per squadra, passato da nove a otto, come prima del 2010. Sono poche però le formazioni che avrebbero realisticamente inserito un nostro connazionale come ulteriore membro del loro roster, anche in virtù dei programmi differenti di alcune stelle del nostro movimento, come Elia Viviani.

Le ambizioni della compagine azzurra ruotano ovviamente intorno a Vincenzo Nibali. Il vincitore del Tour 2014 parte con la speranza di spezzare il dominio di Froome, che solo lui è riuscito a interrompere dal 2013 in poi. Il capitano della Bahrain-Merida ha perso terreno su alcuni dei rivali a causa di una cronosquadre poco brillante, che comunque non ha compromesso le sue ambizioni di vittoria. L’uomo da battere, sembra quasi superfluo ricordarlo, rimane Froome, seguito da Richie Porte e Geraint Thomas a 11, mentre non sono da sottovalutare le quotazioni di Tom Dumoulin.. Dal 2012 a questa parte, quando Nibali si è presentato con ambizioni di classifica alla partenza di una corsa da tre settimane ha mancato la top 3 solo nel 2015 (quarto al Tour e squalificato alla Vuelta). Il percorso del Tour de France 2018 si addice alle caratteristiche dello Squalo, a cominciare dalla decima, lo vedranno certamente protagonista.

L’unico toscano presente alla Grande Boucle di quest’anno è Daniele Bennati, aretino classe ’80. Il corridore della Movistar avrà sicuramente il ruolo di gregario in una formazione che conta già fin troppi “galli nel pollaio”, tra Quintana, Landa e Valverde. L’assenza di un reale velocista potrebbe permettergli di avere qualche chance individuale nella terza settimana, soprattutto a Parigi, ma magari già nella diciottesima tappa con arrivo a Pau.

L’altro siciliano diventato “toscano” d’adozione è Damiano Caruso, che come Nibali è cresciuto ciclisticamente nella Mastromarco. Il corridore della BMC correrà in appoggio a Richie Porte ed eventualmente a Tejay Van Garderen, ma potrebbe avere qualche occasione di entrare nella fuga per provare a giocarsi il successo di tappa. In questo caso l’arrivo di Carcassone, alla quindicesima frazione, sembra perfetto per le sue caratteristiche. Attenzione anche alla dodicesima, con il traguardo sull’Alpe d’Huez che può esaltare le sue doti da scalatore. Storicamente la tappa numero dodici non ha mai portato bene a chi ha poi vinto Tour, con il quinto posto come miglior piazzamento tra gli ultimi dieci re di Parigi. Dovesse andare via la fuga, Caruso sarebbe tra i corridori da tenere d’occhio.

Saranno gregari anche tutti gli altri italiani al via, dall’esperto Franco Pellizotti alla promessa Gianni Moscon, passando per il sempre combattivo Domenico Pozzovivo. L’unica eccezione è il bresciano Sonny Colbrelli, che con il secondo posto appena dietro a Sagan nello sprint della seconda tappa ha dimostrato di potersela giocare anche con i più grandi. Infine, occhio ad Andrea Pasqualon, che sta vivendo una stagione magica con la Wanty-Groupe Goubert, e potrebbe farsi valere sia in volata sia in fuga nelle giornate con altimetria mossa. I passisti Oliviero Troia, Roberto Ferrari e Marco Marcato saranno a servizio di Alexander Kristoff alla UAE Team Emirates, Daniel Oss è uomo di fiducia di Peter Sagan alla Bora-Hansgrohe, Jacopo Guarnieri lavora per Arnaud Démare alla Groupama-FDJ. Insomma, Nibali a parte, la spedizione italiana sembra essere a servizio di dominatori stranieri. Ma attenzione alle sorprese, che nel ciclismo, e al Tour de France in particolare, non mancano mai.

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