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“Non vogliamo essere i bancomat della criminalità”. La Confcommercio chiede maggior sicurezza per gli operatori

“Maggiore sicurezza per i commercianti”. Questo quanto chiede la Confcommercio di Arezzo alla luce dei furti messi a segno ai danni di due rivendite di biciclette del Valdarno. “I negozianti non vogliono essere i bancomat della criminalità”, ha detto la responsabile della delegazione sangiovannese Laura Cantini, che ha ricordato come fatti di cronaca come questi tocchino un nervo scoperto della categoria, che troppo spesso si sente lasciata sola, in prima linea, a fronteggiare la situazione. La Confcommercio ha voluto precisare che l’impegno delle forze dell’ordine è encomiabile, ma è necessario un maggior presidio del territorio.
“Sulla carta il numero dei reati sta calando, anche se non sembrerebbe da certe notizie d’attualità, ma è un fatto che gli imprenditori del terziario si sentono sempre più insicuri nelle loro attività ed esposti ai danni della criminalità”, ha aggiunto la presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini, che per conto di Confcommercio nazionale porta avanti un delicato incarico sui temi della sicurezza e della legalità.
Proprio la Confcommercio, in occasione dell’iniziativa “Legalità mi piace”, il 21 novembre scorso ha presentato a Roma i risultati dell’indagine annuale sulla criminalità, che contiene anche dati riferiti nello specifico alla Toscana. Abusivismo, furti, contraffazione e rapine sono i crimini più percepiti dagli imprenditori italiani. Ma come ha ricordato il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, nel Granducato si fanno sentire anche problemi legati ad usura ed estorsione. E proprio in Toscana la percezione del peggioramento del livello di sicurezza risulta significativamente superiore alla media nazionale: il 36% degli operatori toscani si sente meno sicuro rispetto al passato, mentre il dato nazionale è fermo al 26%”.
Eppure, l’esperienza con la criminalità in Toscana è leggermente inferiore alla media nazionale: meno di un imprenditore su cinque (il 19%, contro il 23% del dato nazionale) ha avuto a che fare direttamente o indirettamente con un episodio criminoso. Per la maggior parte dei casi (41%) si trattava di taccheggio. Circa otto su dieci (79%, contro l’82% della media italiana) hanno adottato almeno una misura per tutelare la sicurezza nella propria impresa: l’uso di telecamere/impianti di allarme è un po’ più basso rispetto alla media nazionale (40% contro il 53% della media italiana), mentre sono superiori le quote di chi si avvale di vigilanza privata (33% contro il 27% nazionale), fa richieste informali di protezione alla polizia e si rivolge alle associazioni di categoria per un confronto. Tra gli altri sistemi di protezione, figurano le polizze assicurative e le vetrine corazzate.
“Purtroppo, la maggior parte degli operatori toscani crede poco all’efficacia delle leggi di contrasto al crimine: l’87% (in linea con l’89% della media nazionale) le ritiene per nulla o poco valide – ha concluso il direttore di Confcommercio Toscana Marinoni -. A mancare è soprattutto la certezza della pena, che tanti vorrebbero, oltre che certa, anche più aspra. Tra gli auspici anche quello di un maggior presidio del territorio da parte delle forze dell’ordine. E i due furti a San Giovanni Valdarno ne dimostrano una volta di più la necessità”.

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