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“Ero in condizioni disperate. Alla Gruccia e al San Donato mi hanno salvato la vita”. Da Cavriglia la storia di buona sanità

Ha deciso di prendere carta e penna per raccontare una storia di buona sanità. Roberto Odori, 57 anni, residente a Meleto Valdarno nel comune di Cavriglia, è vivo grazie alla tempestività dell’intervento del medico di famiglia e del personale degli ospedali del Valdarno e di Arezzo.

“Mi sono sentito male una sera alla fine del mese di gennaio – spiega – e mi sono subito rivolto al mio medico di base Vito Galzerano, che prontamente ha capito la gravità della situazione e mi ha detto di correre al pronto soccorso. Seguendo il suo consiglio mi sono recato all’ospedale della Gruccia dove l’equipe medica guidata dalle dottoresse Nadia Lazzerini e Silvia Brunori, dopo gli accertamenti del caso, mi ha diagnosticato un aneurisma addominale molto grave. Rischiavo seriamente di morire da un momento all’altro”.
Odori ricorda che le dottoresse, hanno avvisato d’urgenza il primario di chirurgia cardiovascolare dell’ospedale San Donato di Arezzo Leonardo Ercolini, che ha immediatamente predisposto la sala operatoria per sottoporlo ad un delicatissimo intervento chirurgico.
“Sono arrivato al San Donato in pochi minuti ma in condizioni disperate. Il primario aveva già preannunciato a me e a mia moglie che l’operazione sarebbe stata molto delicata e a rischio. Tutto invece è andato al meglio e grazie a loro oggi, a tre settimane dall’intervento, sono qui a raccontare questa brutta avventura in buona salute; tutto il personale degli ospedali della Gruccia e del San Donato ha saputo gestire il mio caso gravissimo nel migliore dei modi. Ed è grazie a tutti loro se oggi posso riabbracciare la mia nipotina e trascorrere del tempo, la cosa più preziosa che abbiamo, con la mia splendida famiglia ed i miei amici”.
“A tutti loro devo la vita e dunque gli sono immensamente grato. Ho reputato opportuno, in un momento storico nel quale troppo spesso si denunciano solo casi di malasanità, mettere al corrente l’opinione pubblica della mia storia e ringraziare, con questa lettera aperta, tutto il personale, perché fa sempre più rumore un ramo che cade di una foresta che cresce. Invece, se la foresta continua a crescere, spesso, è merito di chi, con grande professionalità e umanità fa il suo mestiere in silenzio, nell’indifferenza generale.
Se sono qui a scrivervi, è soltanto grazie a loro”.

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