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Provincia di Arezzo. Ecco chi chiede il reddito di cittadinanza. Binazzi di CNA: “Dubbi sulla creazione di posti di lavoro”

La CNA di Arezzo ha tracciato un primo bilancio di coloro che hanno richiesto il reddito di cittadinanza nel mese di marzo, da quando cioè è stato possibile inoltrare le domande per ottenerlo e ha espresso i propri dubbi sulla possibilità che il provvedimento possa incentivare l’occupazione.
“Il reddito di cittadinanza nasce come misura riguardante le politiche attive del lavoro, ma ci sembra complicato che questa integrazione si tramuti in politica attiva per la creazione di posti di lavoro. – osserva Franca Binazzi, Presidente CNA Arezzo – Abbiamo già messo in luce come i vantaggi previsti per gli imprenditori che assumano i percettori del reddito di cittadinanza non siano tali da innescare un percorso virtuoso di assunzioni ed investimenti”.
In provincia di Arezzo tra il 6 e il 31 marzo il Centro di Assistenza Fiscale dell’Associazione di Categoria ha inoltrato 65 domande: 34 uomini e 31 donne di età media tra i 40 e i 50 anni.
Sono 4 i richiedenti che hanno meno di 30 anni, 11 sono le persone tra i 30 e i 40 anni, mentre la fascia più nutrita è quella tra i 40 e i 50 anni, con 18 domande. Sostanziosa anche la richiesta tra i 50-60enni con 16 domande. Infine, sono 6 le richieste inoltrate da coloro che hanno tra i 60 e i 66 anni. A queste si aggiungono anche le 8 arrivate da over 67, che sono state tramutate in domande per la pensione di cittadinanza.
Coloro che hanno richiesto l’integrazione del reddito sono per la maggior parte italiani: 50 in totale, cui si aggiungono i 3 richiedenti extracomunitari, i 4 comunitari e gli 8 che di recente hanno ottenuto la cittadinanza italiana.
“Stimiamo – spiega Alessio Crocini, Direttore del Patronato Epasa-Itaco – che il 70-80% delle domande possa venire accolto. Tuttavia, difficilmente chi ha fatto domanda riceverà i 780 euro di cui si parla: questo infatti è l’importo massimo che viene erogato nel caso in cui una persona si ritrovi senza lavoro, viva in affitto e non abbia nessun deposito né altra fonte di sostentamento. Un identikit che non corrisponde praticamente a nessuna delle persone che si sono presentate ai nostri sportelli”.
“Temiamo insomma – conclude Franca Binazzi – che senza l’effettivo sostegno alle imprese in termini di sgravi contributivi, accesso al credito e possibilità di effettuare investimenti, il reddito di cittadinanza resti una mera misura di tipo assistenziale”.

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