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Bambini “Argento Vivo”. Quando questa virtù diventa una difficoltà. Ne parliamo con gli esperti del Centro DIDA

Continuiamo la nostra indagine sul mondo dei bambini e sulle difficoltà scolastiche: oggi parliamo di vivacità e di quando questa caratteristica interferisce con le attività quotidiane del bambino e della sua famiglia.

Ne parliamo con l’equipe multidisciplinare del Centro DIDA di Montevarchi.

Si sente spesso parlare di bambini iperattivi, cosa vuol dire?

Oggigiorno la parola iperattivo viene usata frequentemente e spesso a sproposito per indicare quei bambini che sono molto vivaci, sempre in movimento.
Se ci guardiamo intorno o osserviamo le classi delle nostre scuole, soprattutto della primaria, potremmo trovare una grande maggioranza di ragazzi che hanno queste caratteristiche e che vengono definiti iperattivi.
In verità quelli sono solo più chiacchieroni, più rumorosi, più vivaci…sono semplicemente bambini.
Chi invece non riesce a restare seduto sulla sedia, fatica a concentrarsi, non riesce ad evitare di toccare qualsiasi cosa sia nel suo campo visivo, non riesce a completare le cose che inizia a fare, non ha il controllo delle proprie inibizioni… quello è un bambino iperattivo.

Stiamo quindi parlando di casi particolari?

Si, l’iperattività è uno dei sintomi del Disturbo dell’Attenzione e Iperattività (ADHD), un disturbo dello sviluppo che ha cause neurobiologiche. Insieme all’iperattività, o in alternativa a questa, possono essere presenti sintomi di disattenzione e impulsività: cioè il bambino ha difficoltà a mantenere l’attenzione soprattutto se il compito è lungo e ripetitivo e ha difficoltà ad autoregolarsi.

Come possiamo distinguere bambini vivaci da bambini con ADHD?

Il compito di valutare la presenza di un disturbo come quello dell’ADHD deve essere affidato ad un équipe di professionisti formati in quest’ambito. L’aspetto importante da tenere in considerazione è che la presenza di quelle difficoltà di cui abbiamo parlato prima, deve essere pervasiva e persistente in tutti i contesti di vita del bambino e in tutte le attività che esso affronta, interferendo negativamente con il funzionamento globale. Questo vuol dire che il bambino incontra difficoltà a scuola, a casa, a calcio, nelle relazioni con i coetanei, alle feste di compleanno….

È possibile fare qualcosa per aiutare questi bambini a vivere sereni la loro vita quotidiana?

Gli interventi che si possono fare per aiutare questi bambini sono molteplici e diversi in base ai vari contesti di vita e alle loro caratteristiche. Dal punto di vista professionale si possono proporre dei percorsi (training) di potenziamento degli aspetti che risultano più deboli, come per esempio l’attenzione sostenuta o l’attenzione uditiva. Bisogna infatti sapere che l’attenzione non è di un solo tipo, ma è molteplice e fa parte delle “funzioni esecutive”, che sono quelle abilità che ci permettono di avviare un’azione, sostenere nel tempo l’attenzione, autoregolarsi, cambiare compito, rielaborare le informazioni in memoria.
È inoltre importante lavorare con il bambino/ ragazzo anche sulla consapevolezza delle sue caratteristiche, su come riconoscere e gestire le sue difficoltà: per esempio si può aiutarlo a capire quando ha bisogno di fare una pausa e di avere un supporto per portare a termine un compito.

Immagino che sia difficile la gestione familiare in presenza di un bambino con ADHD. Cosa possono fare i genitori?

I genitori che si trovano in difficoltà possono essere supportati con percorsi di “Parent training”, tenuti da professionisti, attraverso i quali possono prendere consapevolezza delle caratteristiche dei figli e potenziare le proprie capacità genitoriali.

A scuola cosa è possibile fare?

I bambini e ragazzi con ADHD hanno diritto ad un Piano Didattico Personalizzato dove gli insegnati devono riportare quali sono le metodologie didattiche adatte a quello studente, quali strumenti compensativi e le misure dispensative che sono utili per il suo apprendimento.
Possiamo fare alcuni esempi: alla scuola primaria un bambino con disturbo dell’attenzione può aver bisogno di muoversi spesso durante la mattina, oppure lavorare in piedi, fare pause frequenti, essere seduto in un luogo della classe dove la maestra può facilmente “richiamare” la sua attenzione, magari toccandogli una spalla.
A causa delle difficoltà di attenzione questi bambini possono incontrare degli ostacoli nell’apprendimento, spesso hanno un rendimento molto altalenante e per questo possono perdere stima e fiducia nelle loro capacità.
È indispensabile che gli adulti che ruotano intorno al bambino (genitori, educatori, professionisti, insegnanti) utilizzino le stesse strategie educative per aiutarlo a conquistare la capacità di autoregolarsi in ambito cognitivo e comportamentale,e che lo gratifichino per ogni piccolo obiettivo raggiunto.

Dott.ssa Valentina Cristofani

Dott.ssa Maria Novella Rodi

Centro DIDA

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