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Lettera aperta a Matteo Orfini. Sette esponenti del Pd sangiovannese scrivono al Presidente. “Non ci sentiamo più rappresentati”

Hanno preso carta e penna scrivendo una lettera aperta al loro presidente nazionale, esprimendo forti disagi e non poche perplessità sulla conduzione del partito e chiedendo un’inversione di rotta. Francesco Sansoni, Riccardo e Chiara Ulivelli, Gabriele Pasquini, Marcello, Emilia e Francesco Nardi, esponenti del Pd di San Giovanni hanno deciso di uscire allo scoperto, inviando una missiva a Matteo Orfini e non risparmiando critiche all’attuale Premier, nonché segretario del partito Matteo Renzi. Dopo essersi presentati come rappresentanti della “demonizzata” minoranza del Pd, i sette componenti hanno sottolineato la difficoltà sempre maggiore a partecipare attivamente alla vita politica e a sensibilizzare le persone sui temi nazionali. Il tutto a pochi mesi di distanza dalle elezioni regionali, che hanno consentito di eleggere a Palazzo Panciatichi la sangiovannese Valentina Vadi. Ma anche allora erano emersi alcuni problemi. “La gestione del partito infatti, tanto a livello provinciale che regionale, ha dimostrato lacune che ci sono sembrate piuttosto gravi – si legge nella lettera inviata ad Orfini – a partire dall’iter procedurale che ha portato all’individuazione delle otto candidature per la carica di consigliere regionale nella provincia di Arezzo. Senza entrare specificatamente nel merito di cose ormai alle spalle e troppo particolari – hanno continuato – è difficile per noi glissare su atteggiamenti talvolta poco trasparenti e davvero molto disinvolti, finalizzati a favorire candidature sortite da investiture che ben poco hanno a che fare con la cultura democratica di cui tutti noi ci sentiamo figli”. Dopo aver ricordato la grave sconfitta di Arezzo, dovuta a scelte di candidati non condivise, i sette esponenti del Pd sangiovannese hanno poi lanciato una stilettata a Matteo Renzi. “Un partito troppo ritagliato sulla figura di un leader che è sempre più premier della nazione e sempre meno segretario politico, un partito che è troppo ansioso di consegnare un potere granitico ad una qualunque cerchia ristretta di individui, magica o non magica che sia – hanno scritto – , non è un partito dal quale noi possiamo considerarci rappresentati ed in cui noi si possa continuare a sentirci attivi, coinvolti e partecipi. In regioni come la Toscana ed ancor più in Emilia ci sono segnali inequivocabili di una disaffezione che è, sì, generale ma anche tanto nostra. Ed è soprattutto impensabile e folle trincerarsi dietro il paravento di un successo che è comunque arrivato”.

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