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Libera Valdarno in Sicilia. Una settimana di lavoro sui terreni confiscati alla Mafia

Sette giorni di lavoro, di incontri e di riflessione. Sette giorni intensi per il gruppo over ’40 del Coordinamento di Libera Valdarno, che dal 25 ottobre al 1 novembre è stato il Sicilia, presso la cooperativa Libera-mente, che dispone di due beni confiscati alla mafia nella zona di Partinico e di Cinisi. Paese, quest’ultimo, situato nelle immediate vicinanze dell’Aeroporto di Palermo “Falcone – Borsellino” e diventato famoso per le tristi vicende di Peppino Impastato, il giornalista ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978. I dieci componenti di Libera, Sergio Serges, Nicola Mugnai, Silvano Alpini, Nicola Caruso, Pierluigi Ermini, Daniela Gori, Patrizia Lucaccini, Barbara Tonetto, Lucia Papi e Manuela Arnetoli hanno iniziato la loro esperienza nell’isola visitando l’eco-villaggio “Fiori di Campo” all’interno di un bene confiscato al mafioso Vincenzo Piazza. Qui la cooperativa porta avanti progetti rivolti alle categorie più svantaggiate e un gruppo di giovani lavora in una vasta area dove si coltivano olivi e in un terreno confiscato al boss Antonio Geraci, dove si trovano circa 1000 piante di limoni. Durate la loro permanenza in Sicilia, i dieci esponenti dell’associazione valdarnese hanno poi incontrato Giacomo Randazzo, amico di Peppino Impastato. L’incontro è avvenuto presso la Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato ed è stato interessantissimo. Randazzo, infatti, ha ripercorso la storia di Peppino, il suo impegno sociale e le battaglia portata avanti da mamma Felicia per conoscere la verità sulla morte del figlio. Non è mancato, ovviamente, il percorso dei “100 Passi”, quelli che dividono la casa degli Impastato dall’abitazione di Tano Badalamenti, il mandante dell’omicidio di Peppino. La dimora del boss è oggi un bene confiscato alla mafia ed è stato assegnato alla Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, che lo trasformerà in un centro culturale. Libera Valdarno ha poi ascoltato la testimonianza di Santi Palazzolo, l’imprenditore che ha avuto il coraggio di denunciare il vice presidente della Camera di Commercio di Palermo che aveva cercato di estorcergli 150.000 euro per una proroga di una concessione di un punto vendita all’aeroporto di Punta Raisi, quando questa proroga era prevista da una norma contrattuale. “Il Pasticcere”, così ama definirsi, è stato invitato a venire in Valdarno, a raccontare ai giovani la sua esperienza. Tra gli altri appuntamenti che hanno arricchito la settimana dei dieci valdarnesi, la visita alla Communità Emmaus di Palermo, l’incontro con Antonio Zangana figlio di una vittima innocente di mafia e la sosta a Monreale al Giardino Belvedere, dove si trova una targa che ricorda l’uccisione di quattro carabinieri. Senza dimenticare un momento di riflessione davanti alla tomba del Beato Don Pino Puglisi. Particolarmente intensa, poi, l’ultima giornata d permanenza sull’isola. I membri dell’associazione, infatti, si sono recati a Bosco Falconeria, sul terreno nel quale si concluse la latitanza del boss di Partinico, Antonino Geraci.[images_grid auto_slide=”no” auto_duration=”1″ cols=”four” lightbox=”yes” source=”media: 13442,13441,13440,13439,13438,13437,13436,13429,13430,13431,13432,13433,13434,13435,13428,13427,13426″][/images_grid]

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