Cerca
Close this search box.

“Troppo lontani dalle persone, troppo vicini ai palazzi del potere. Mi rimetto alla volontà dei vertici del Pd”. L’analisi del voto di Dindalini

“La mia prima azione sarà quella di richiedere la convocazione degli organismi dirigenti che avranno ovviamente a disposizione il mio incarico”. Il segretario provinciale del Partito Democratico di Arezzo Massimiliano Dindalini, dopo la debacle di ieri,  si rimette alla volontà dei vertici del partito, non escludendo quindi una sua uscita di scena, almeno come segretario. Una riflessione approfondita su quello che è accaduto non solo a Montevarchi, ma anche a Sansepolcro, quanto mai opportuna, alla luce degli errori clamorosi emersi in questi mesi, soprattutto in Valdarno. Basti pensare che il Partito Democratico, a Montevarchi, è sceso sotto la soglia del 20%, numeri impensabili fino a pochi mesi. Insomma, è stata un’autentica Caporetto per il Pd e il segretario provinciale non può non tenerne conto. “Oggi non basta il tradizionale commento che traduce la sconfitta in un incidente di percorso – ha detto Dindalini -. Il dubbio è che sia da mettere in discussione il percorso. Troppo lontani dalle persone, troppi vicini ai palazzi del potere, poca passione per la politica e la visione della società, troppa attenzione alle strategie per vincere. Un partito – ha aggiunto – che non può più nascondersi dietro un’unità di facciata e si comporta come Penelope con la tela che tesse di giorno e disfa di notte. Il Partito Democratico sembra aver smarrito il senso di appartenenza ad una comunità politica a causa di logiche correntizie autoreferenziali che ne hanno indebolito le fondamenta”. Insomma, un analisi piuttosto spietata, ma che, alla luce dei risultati elettorali, non è poi così distante dalla realtà. Tutt’altro. Per Dindalini il tema delle divisioni interne deve essere affrontato con una logica che affermi l’unità non come un valore “matematico” . In questo contesto è necessario aprire una riflessione sulle regole delle primarie, sulla scelta dei candidati, sui livelli e sui luoghi decisionali del partito. “Oggi, quindi – ha proseguito il segretario – , non possiamo voltare semplicemente pagina e scrivere la stessa storia sullo stesso quaderno con le stesse parole. Dobbiamo ricominciare e delineare una nuova strada per il Pd locale e nazionale. Penso che ognuno debba contribuire al massimo delle sue capacità non per distribuire cerotti e placebi, ma per costruire un processo di trasformazione che ritengo assolutamente non rinviabile.  Abbiamo sottovalutato segnali chiari provenienti della società e commesso errori, – ha concluso – un partito che è stato indebolito a tutti i livelli territoriali ed esclusivamente concentrato sull’azione di governo, fattori che hanno aumentato il nostro distacco dall’elettorato e, conseguentemente, ridotto gravemente il consenso al Pd. Ad Arezzo, in Toscana e in Italia”.

Articoli correlati