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Manda in frantumi due slot machine, assolto. Il Tribunale riconosce la “ludopatia”.

Aveva danneggiato due videogiochi dopo aver bruciato alle macchinette mangia soldi una somma considerevole di denaro. Al culmine della rabbia per l’ennesima vittoria mancata un quarantacinquenne valdarnese si era armato di uno sgabello accanendosi su due slot come se fossero la personificazione della dea bendata e aveva mandato in frantumi il display di entrambe. E di conseguenza si era beccato una denuncia per danneggiamento aggravato ed era finito in un’aula di giustizia.
Alla fine è stato assolto anche perchè, e qui sta la novità, si è riconosciuto il ruolo decisivo nel fattaccio della sua ludopatia. I fatti risalgono quasi a tre anni fa, a febbraio 2015. Scenario dell’episodio la sala jackpot di Montevarchi. Il protagonista della vicenda un giocatore incallito che, dopo essersi accanito sui dispositivi, se l’era data a gambe ed era stato individuato dai carabinieri della caserma cittadina passando al setaccio i filmati delle telecamere a circuito chiuso del sistema di videosorveglianza.
Processato in Tribunale ad Arezzo, l’habitué del videopoker, assistito dagli avvocati Lucia Pasqui e Gabriele Brandi del foro di Firenze, ha ottenuto l’assoluzione per la tenuità del fatto e per aver risarcito i guai provocati. Ma scorrendo le motivazioni della sentenza, depositate lo scorso 10 gennaio, emerge un particolare che potrebbe fare giurisprudenza. Nella sua valutazione il giudice Lucia Faltoni ha tenuto conto anche di un altro fattore: “L’imputato, all’epoca dei fatti scrive – era affetto da una grave forma di dipendenza dal gioco, attualmente curata con successo, che ne diminuiva fortemente la capacità di intendere e di volere, pur senza escluderla”. Il magistrato, infatti, accogliendo le istanze della difesa che aveva presentato una certificazione medica per attestare la ludopatia, aveva disposto una perizia psichiatrica e il medico incaricato si era espresso nella direzione della conferma della patologia.
“Oltre alla soddisfazione per l’assoluzione del nostro assistito – hanno commentato i legali e in particolare l’avvocato Brandi – il verdetto ci sembra innovativo in tema di incapacità di intendere e di volere legata a questa malattia in un contesto di gioco. Al momento si erano registrate solo pronunce isolate di alcune corti della penisola, ma questo è un caso di scuola. La dimostrazione che anche nel sistema giudiziario italiano ci stiamo avvicinando a riconoscere ed etichettare questo tipo di dipendenza come un vero disturbo psichiatrico. Un passo importante – ha aggiunto il legale – e che ci uniforma a quanto avviene già da tempo nelle altre nazioni, a cominciare dagli Stati Uniti dove il gioco di azzardo patologico è considerato a tutti gli effetti una malattia capace di condizionare chi ne è affetto”. Alla fine per l’indagato è arrivata l’assoluzione dopo i fatti che risalgono a tre anni fa.

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