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Omicidio Butti. Fico: “Solidali con Cavatassi. Il nostro Paese rifiuta la pena di morte”

“Nelle prossime settimane è attesa la pronuncia definitiva della Corte suprema sul caso di Cavatassi. Siamo fiduciosi in un esito diverso”. E’ un post sui social del presidente della Camera Roberto Fico a far tornare alla ribalta la vicenda di Denis Cavatassi, l’imprenditore di 50 anni di Teramo condannato a morte in Thailandia perchè ritenuto il mandante dell’omicidio del suo socio in affari, il ristoratore sessantenne Luciano Butti, originario di Montevarchi.
Butti dal 1991 viveva a Phi Phi Island dove gestiva un ristorante e un villaggio turistico. Fu ucciso con quattro colpi di pistola nel marzo 2011 poco distante da Phuket e le indagini portarono all’arresto dell’abruzzese che avrebbe vantato un credito di 250 mila euro mai onorato.
Cavatassi, che si è sempre proclamato innocente, si presentò spontaneamente alla polizia per aiutare gli inquirenti; fu interrogato e incarcerato anche sulla base delle confessioni di altri imputati che, stando ai suoi legali, furono “estorte a forza di botte” e poi ritrattate. La magistratura thailandese gli ha inflitto la pena capitale in primo e secondo grado e toccherà adesso alla Corte Suprema decidere se confermare o annullare il verdetto.
Già nel febbraio scorso i fratelli avevano sollecitato l’intervento del Governo in una conferenza stampa indetta dal presidente della Commissione Diritti Umani Luigi Manconi a Palazzo Madama. Ora arriva la solidarietà del presidente della Camera.
“Voglio rivolgere un pensiero a Denis Cavatassi, cittadino italiano condannato in Thailandia in secondo grado alla pena di morte. La storia giudiziaria e detentiva di Cavatassi – scrive Fico – colpisce profondamente e chiama in causa la nostra coscienza civile e democratica. Il nostro Paese rifiuta incondizionatamente la pena di morte e si batte da anni per la sua abolizione in ogni parte del mondo. Si tratta di un passo fondamentale ma non ancora sufficiente per parlare di civiltà e di umanità delle pene, e quindi di pieno rispetto delle garanzie e dei diritti fondamentali della persona. Sappiamo bene quanto sia difficile il percorso che conduce al riconoscimento e alla tutela effettiva di questi diritti, ma sappiamo anche che nessuna conquista è mai data, integralmente, una volta per tutte. La cultura dei diritti si evolve e va costantemente alimentata. Nelle prossime settimane è attesa la pronuncia definitiva della Corte suprema sul caso di Cavatassi. Siamo fiduciosi in un esito diverso. A Denis e ai suoi cari va in questo momento il nostro pensiero e tutta la nostra umana solidarietà”.

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