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19 anni senza Arduino Casprini. Una bella favola da raccontare ai nipoti sotto l’albero…

Parlare di Arduino Casprini (e con lui di altri grandi dirigenti sportivi), alla luce di ciò che vediamo oggi nel “nostro” calcio è come ricordare un fidanzamento con Monica Bellucci in età giovanile. Fortunati per davvero…noi che abbiamo vissuto quei tempi memorabili e tuttavia già lontani. Alla figura di Arduino è legato non soltanto un periodo straordinario del club calcistico del Marzocco, ma anche un “rinascimento” dell’ intera città. Ognuno di noi ricorda quegli anni a cavallo del secolo ed il clima che si respirava, diremmo quasi euforico…E la Sangiovannese fungeva in qualche modo da collettore per imprese ed imprenditori del territorio, sensibili al fascino esercitato dal gran condottiero.

Sono passati 19 anni da quella sera umida e uggiosa di Santo Stefano e non c’è sangiovannese, tifoso o meno, che non ricordi esattamente dove era e cosa stava facendo quando arrivò la tragica notizia dell’ incidente. E, allo stesso tempo, in tutti vi fu la percezione che un epoca fosse davvero finita in un amen…

Da allora sono cambiate talmente tante cose che è difficile immaginare se al tempo di oggi Casprini sarebbe stato ancora il Casprini conosciuto.
Cioè un personaggio, che seppur dotato di un certo realismo, non disdegnava affatto la popolarità, oggi resa meno scontata dal minor interesse. Le sue “vasche” nel corso erano un vero e proprio pellegrinaggio laico, fermato ogni due metri da tutti, tifosi e non.
I giovani intonavano: “Arduino portaci in Europa” e lui annuiva con malcelata soddisfazione, imprenditore in ascesa ma anche uomo del popolo.

In Europa la nostra Sangio non sarebbe arrivata, ma il progetto poteva dirsi tutt’altro che terminato. Casprini ed i suoi collaboratori avevano in tasca il piano per portare gli azzurri in serie B. Oggi ricordare queste cose ha il sapore di una bella favola da raccontare ai nipoti sotto l’albero…

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