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L’allarme di Eurocoltivatori: “negli ultimi 5 anni raddoppiato il numero dei cinghiali. Danni alle colture”. Appello ai sindaci

Negli ultimi cinque anni il numero di cinghiali in Valdarno è più che raddoppiato, con picchi in Valdambra, nel Pratomagno e lungo la Sette Ponti. E i danni alle colture agricole sono stati conseguenti. Il grido d’allarme è stato lanciato da Mauro Aldinucci, responsabile dell’Eurocoltivatori del Valdarno. L’associazione ha ricordato che questo incremento degli ungulati potrebbe essere stato indotto da un cambiamento delle abitudini dei cinghiali che, per timore della presenza dei lupi, hanno cambiato habitat per sentirsi più sicuri e si sono quindi spostati nelle zone del fondovalle.
Ciò ha portato ad un aumento dei danni all’agricoltura, ma anche a maggiori pericoli per gli automobilisti, che spesso e volentieri si sono visti sbucare gli ungulati dietro ad una curva o su un rettilineo. “C’è poi chi si è trovato cinghiali a pochi metri dalla porta di casa – ha aggiunto l’Eurocoltivatori – e c’è chi raccoglieva il mais mentre loro continuavano a mangiare le pannocchie a pochi passi dalla mietitrebbia senza scappare ed essere disturbati dal rumore. C’è chi la visti anche a forzare e riuscire a piegare anche recinzioni a protezione di colture protette da rete elettrosaldata”.
“Gli agricoltori seminano, coltivano i vigneti e i cinghiali raccolgono. Sono esasperati non ne possono più – ha tuonato l’associazione – . E’ necessario che venga predisposta una strategia di azione risolutiva. Se non si interviene le aziende, non riuscendo più a far fronte al problema, saranno costrette a chiudere e questo potrebbe causare l’abbandono dei ampi territori e mettere a rischio quella stabilità idrogeologica che, da sempre, è collegata alla presenza agricola sul territorio”.
Secondo l’Eurocoltivatori questa massiccia presenza di cinghiali è diventata non solo un problema del mondo agricolo, ma dell’intera società e sta mettendo a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali, con notevoli danni alla biodiversità. “E’ a rischio anche la sicurezza di automobilisti, compresi i turisti che vengono nella nostra realtà alloggiando nelle strutture turistiche – ha detto ancora Aldinucci -, e la cartellonistica che segnala il pericolo di animali vaganti limitando la velocità a 50 km non risolve il problema della sicurezza stradale. Lo scontro con un animale di tale dimensione può comportare conseguenze gravissime”.
Insomma, per l’associazione a tutela degli agricoltori la situazione non è più tollerabile. “La legge che regola questa attività, la 157, è del 1992, ed è una legge anacronistica e obsoleta, vecchia, rimasta ancorata alle esigenze di un patrimonio faunistico e a un territorio che negli anni ha subito profonde modifiche”.
E’ stato quindi rivolto un appello ai sindaci perché si mobilitino e pongono con forza questo problema a tutti i livelli istituzionali, non lasciando gli agricoltori soli a combattere.

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