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Emergenza Coronavirus. La Presidente della Provincia Silvia Chiassai chiede un aiuto per le imprese

“In questo momento difficile per il nostro Paese colpito dall’emergenza del Coronavirus che sta mettendo a dura prova la sanità, l’economia nazionale e gli stili di vita quotidiana dobbiamo agire celermente per ridare fiducia al Sistema Italia. Come Presidente della Provincia, in rappresentanza delle istituzioni territoriali, sento il dovere di lanciare un appello a Regione E Governo affinché vengano messe a disposizione risorse e misure urgenti al rilancio dell’economia con risposte adeguate, anche dal livello europeo, per fronteggiare le gravi conseguenze di questa emergenza”.
Lo ha detto questa mattina la Presidente della Provincia di Arezzo Silvia Chiassai Martini, che ha ricordato come,
secondo le stime elaborate dalle Associazioni di categoria, le restrizioni del Coronavirus rischino di avere un impatto elevatissimo sulla economia. “Non possiamo permettere il rischio incombente della chiusura di circa 15mila piccole imprese in tutti i settori, soprattutto quello del turismo, con le attività ricettive travolte da un diluvio di disdette e la stagione primaverile seriamente compromessa, così come la ristorazione, la distribuzione ed i servizi – ha aggiunto la Chiassai -. Il nostro territorio rischia di avere un duro contraccolpo dal Coronavirus, sebbene non faccia fa parte ancora delle cosiddette zone “rosse”, in quanto le nostre eccellenze sono espressione diretta dei settori più interessati dal fermo emergenziale”.
“La nostra provincia – ha proseguito – è caratterizzata, dalla forte presenza di aziende di piccola e media dimensione, indirizzate soprattutto all’export. Abbiamo consolidato un modello di sviluppo basato sulla manifattura, oreficeria, meccanica elettronica e negli ultimi anni sono esplosi anche il turismo, l’enogastronomia e naturalmente i servizi all’impresa. Un pilastro della nostra economia è rappresentato dalla moda, con le sue oltre 1.000 imprese attive, molte delle quali svolgono anche un’attività di indotto per le griffes più famose. Un altro pilastro – ha detto ancora la Chiassai – è il turismo che interessa il mondo degli alberghi e ristoranti, bar, le agenzie di viaggio insieme a tutte le altre professioni della filiera. Non dimentichiamo il commercio che con la sua diffusione capillare diversificata è un caratteristica italiana che ci distingue nel mondo. Oggi queste eccellenze rischiano di essere messe in ginocchio con drammatiche conseguenze sui posti di lavoro senza ricevere gli aiuti concreti anche dal punto di vista di misure fiscali ad hoc e sostegno all’occupazione. Se perdiamo queste aziende, non perdiamo solo gli operatori economici, ma l’identità stessa delle nostre città e territori”.
“Se vogliamo tutelare le nostre imprese, dobbiamo creare le condizioni per farle resistere all’emergenza del Coronavirus. Per resistere – ha continuato – abbiamo necessità di allargare a tutta l’Italia e a tutti i settori lo stato di calamità. L’Italia è tutta una “zona rossa”. C’è bisogno di liquidità immediata e le banche devono tornare ad investire nei territori dove operano e interrompere in questo periodo il calcolo di interessi passivi e, ancora, attuare una moratoria dei piani di ammortamento che in mancanza di incassi non si riesce ad onorare. Noi amministratori locali dobbiamo essere messi in grado di sospendere il pagamento delle tasse, dei servizi (asili nido, trasporto ecc), ma è un’operazione sostenibile se il Governo prevede un aiuto totale. Le nostre imprese – ha concluso – hanno abituato il nostro Paese a risolvere i problemi da soli adattandosi di conseguenza e stringendo i denti laddove necessario. Oggi con il blocco totale delle entrate, da sole non ce la possono fare ed hanno necessità di sostegni immediati. Per questo chiedo al Governo e alla Regione delle rassicurazioni concrete su interventi adeguati per l’impatto economico del Coronavirus. Noi italiani diamo il meglio nei momenti difficili e tutti, in primis gli operatori della sanità, le imprese, i commercianti, il terziario, stanno facendo l’impossibile per resistere. Sono i nostri eroi, ma non devono essere lasciati soli dallo Stato, perché loro sono lo Stato”.

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