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Ansia e angoscia da Coronavirus. Come affrontare l’emergenza. Parla la dottoressa Luzzi, psicologa e psicoterapeuta

L’Italia sta affrontando la più grande emergenza dal dopoguerra e oltre ai problemi quotidiani legati al mondo sanitario e alle restrizioni, sorgono anche problemi di natura psicologica. Sempre più persone sono assalite da ansie ed angosce. Come gestire questa fase così delicata della nostra vita? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Francesca Luzzi, Psicologa, Psicoterapeuta, collaboratrice e ricercatrice del Centro Terapia Strategica di Arezzo. Autrice del libro “La mente strategica. Strategie non ordinarie per vivere felici”.

Dottoressa come possiamo gestire strategicamente questo momento così delicato?

“Stiamo vivendo una pandemia, tutto il mondo è molto spaventato e in corsa contro il tempo, che sembra talvolta non essere sufficiente . La preoccupazione riguarda tutti, indiscriminatamente: figure sanitarie, cittadini, adulti , bambini.
Ognuno di noi, da quando è scoppiata l’epidemia vive nella preoccupazione, nell’ ansia e nella paura. Sia per quanto riguarda la salute, ma anche da un punto di vista economico, vista la grave situazione in cui si trova il nostro paese in questo momento. La sensazione principale è la totale perdita di controllo data dalla lotta contro un nemico invisibile e subdolo. E noi tutti, che per natura siamo tranquillizzati dal controllare e dal pianificare anche in modo piuttosto importante ogni aspetto della vita quotidiana, ci ritroviamo inevitabilmente spaventati, spiazzati, angosciati.
In termini generali possiamo affermare che la paura è un’emozione adattiva e funzionale, che niente ha di patologico, perché è l’emozione primaria che ci tutela dal pericolo permettendoci di reagire prontamente. Anche l’ansia è un meccanismo fisiologico, che attiva l’organismo di fronte ad un allarme: fino ad un certo livello ci rende capaci e più reattivi, ma oltre a una certa soglia manda l’organismo in stress psicofisico, il tilt,e provoca paralisi e sofferenza, indebolendo il nostro sistema immunitario ed esponendoci di più al rischio di malattia. In una situazione di questo tipo, le persone sono atterrite e si sentono spesso completamente impotenti. Di fronte ad un’infezione sconosciuta infatti noi abbiamo ben pochi strumenti, nonostante la scienza e la tecnologia siano così avanzate. Per questo possiamo parlare non tanto di ansia e paura ma di angoscia che scatta quando ci sentiamo impotenti e senza controllo sulla realtà esterna. In questo periodo molte persone non sono solo ansiose ma sono angosciate costantemente. L’angoscia è una paura fortissima che paralizza perché siamo di fronte ad una situazione incontrollabile: nonostante i comportamenti preventivi e le precauzioni non abbiamo certezza rispetto alla possibilità di essere contagiati.
L’ansia per il futuro, la paura del contagio, la preoccupazione per i nostri cari da cui magari siamo separati e la chiusura in casa psicologicamente sono pesanti da affrontare, soprattutto se non abbiamo allenato la nostra resilienza fino ad oggi. Siamo abituati a vivere nell’agio, a dare tutto per scontato (anche la nostra salute), a tenere sotto controllo ogni aspetto della realtà. Ecco che questo virus inaspettato ci ha lasciati completamente spiazzati e rischierà di spezzarci se non saremo abbastanza flessibili per accogliere e accettare il cambiamento attuale.
Senza dimenticare poi che una delle cose più angoscianti in questa emergenza è il non poter assistere i cari malati, il dover stare lontani, anche spesso in punto di morire, non si ha più il rituale dell’ ultimo saluto e la morte perde la dignità di esser celebrata.
In questo momento, in cui spesso ci sembra tutto persino irreale, come se vivessimo in un film, ci viene richiesto il sacrificio collettivo di restare il più possibile nelle nostre abitazioni per fermare la diffusione del virus e tutto ciò può non essere affatto semplice da gestire, da più punti di vista.
È importante riuscire a mantenere la calma, usare precauzioni intelligenti ma senza cadere in eccessi e panico che invece di aiutarci finiscono per complicare ancor di più le cose e favoriscono comportamenti irrazionali rischiosi.
La cosiddetta “infodemia” poi non ci aiuta: tutti abbiamo accesso a troppe informazioni e spesso non siamo in grado di discernere quelle attendibile da quelle fuorvianti e false. Spesso vengono usati toni sensazionalistici e orientati al negativo, che amplificano i nostri stati di angoscia invece di placarli. Anche se il tempo a disposizione stando a casa è talvolta molto, è necessario evitare di stare perennemente connessi alla ricerca di continue notizie e fare affidamento solo sui canali di informazione ufficiali e affidabili, come quelli del Ministero della salute, dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Organizzazione mondiale della Sanità.
Per non rimanere disorientati e angosciati occorre mantenere un controllo strategico sulla realtà, concentrarsi sui piccoli passi concreti da compiere ogni giorno a livello individuale, accantonando per buona parte della giornata a livello mentale la situazione generale che altrimenti ci sembrerà incontrollabile (generando una situazione di allarme nell’organismo); nel nostro piccolo non è vero che siamo impotenti, anzi dobbiamo collaborare affrontando un problema alla volta e attenendoci scrupolosamente alle regole (uscire solo per lavoro/necessità, seguire comportamenti igienici adeguati, mantenere le distanze di sicurezza) in vista del benessere di tutti. E’questo impegno concreto che fa veramente la differenza, anche se può sembrarci vano rispetto alla vastità dell’emergenza.
Il tempo di forzata permanenza in casa può inoltre essere utilizzato in senso positivo, attenuando così la possibilità di farsi prendere dallo sconforto: leggere, scrivere, riprendere le attività che amiamo lasciate in sospeso, recuperare il tempo in famiglia, mantenere la socialità con videochiamate, fare attività fisica, praticare la meditazione.
Mai dimenticare infine che ogni situazione problematica può essere per ognuno di noi una grande opportunità di crescita e di miglioramento, sta a noi imparare a reagire strategicamente agli eventi, restando realisti ma mantenendo sempre un atteggiamento di speranza”.

E come spiegare ai bambini questo momento difficile?

“I bambini hanno bisogno di chiarezza, di spiegazioni semplici, concise e non di ansia e tensione. Un genitore allarmato finirà inevitabilmente per creare allarme anche in suo figlio. Bisogna spiegare ai bambini che in questo momento è necessario stare a casa perché c’è una malattia e per stare bene bisogna che questa malattia non si diffonda, così potremo tornare prima a scuola e a giocare con i nostri amici. Dobbiamo esser rassicuranti ma sinceri. Dobbiamo evitare di negare l’evidenza ma anche di spaventarli, evitando prima di tutto di parlare sempre e solo di Coronavirus! È utile mantenere la routine giornaliera, ascoltate musica, guardate i cartoni animati, giocare insieme, aiutarli nei compiti, tutte attività che aiuteranno a trascorrere nel miglior modo questo tempo di attesa”.

Infine cosa possiamo dire a riguardo dei medici e degli operatori sanitari impegnati nell’emergenza?

“Medici, infermieri ed operatori sanitari lavorano da settimane senza sosta, secondo i ritmi dettati da un’emergenza sconosciuta e inattesa di cui nessuno conosce la durata. Una pressione fisica e psicologica davvero molto forte soprattutto per chi lavora in rianimazione e nelle terapie intensive. Spesso purtroppo sono loro che assistono alla morte dei malati non avendo neanche il tempo necessario di chiamare i familiari dei pazienti, tanto grande e rapida è l emergenza in corso.
In questo momento così difficile, anche i medici hanno bisogno, come tutti, di essere ascoltati, supportati e rassicurati.
Medici e gli operatori sanitari non sono preparati a questo, non hanno una formazione di tipo psicologico , di gestione delle proprie emozioni e di momenti critici. L’esperienza si fa sul campo, e non sempre è scontato che l esito sia positivo. Infatti, mentre in alcuni casi la persona è in grado di assorbire gli urti uscendone fortificata, in altri non si è in grado di sopportare un carico così importante e se ne esce psicologicamente devastati. Inoltre, la crisi potrebbe arrivare anche in un secondo momento quando la tensione e l emergenza saranno finite, le energie esaurite e il crollo inevitabile!
Ci troviamo infatti di fronte ad un sovraccarico emozionale: oltre alla fatica fisica dovuta a turni massacranti si aggiunge lo stress emotivo che il medico vive di fronte a questa tragedia e di fronte al senso di impotenza a alla responsabilità di dover prendere decisioni anche impensate.
In questo momento, la cosa importante è proprio quella di avere dei professionisti in grado di dare un supporto psicologico a chi comincia ad avere dei segnali di cedimento, per scongiurante l’insorgere di disturbi più seri in un secondo momento.
Il sostegno psicologico in un momento così tanto delicato e critico è più che mai indispensabile, ecco perché tutta la nostra categoria è attiva più che mai su tutto il territorio nazionale; inoltre, da lunedi 16 Marzo l’Ordine degli psicologi della Toscana ha attivato la “linea telefonica Covid-19” al numero 331-6826935 (attivo tutti i giorni dalle ore 9 alle ore 19) per fornire indicazioni a operatori sanitari e cittadini sulla corretta gestione di questa emergenza”

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