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26 anni fa moriva Vasco Farolfi. Una vita per l’Aquila. Un calcio che non c’è più

Quando il calcio aveva il magico potere di essere argomento di discussione per intere giornate e catturare l’interesse di una intera comunità. Quando i sogni dei tifosi si riempivano di certezze, tutto questo lo si deve, in parte, ad un mondo che non esiste più e, molto, a dirigenti e appassionati che hanno fatto la storia dei club.
Uno di questi è stato Vasco Farolfi, di cui ricorre oggi il 26° anniversario della scomparsa, nel cuore di tutti i montevarchini. Personaggio per una vita vicino ai colori rossoblù nella maniera e nella misura in cui esserne parte era stare al centro di una città, con una responsabilità precisa mai venuta meno. Se è vera la celebre frase “fino a questi soldi io ce li metto e non oltre, sparando una cifra enorme solo per i nostri pensieri” non è dato saperlo con precisione. Così, invece, restano di sicuro celebri i suoi taccuini, dove annotava scrupolosamente i rimborsi da dare ad ogni singolo calciatore o allenatore, impegni onorati fino all’ultima lira. Ma la grande passione verso l’Aquila calcio è stata il motore di una vita intera, insieme alla sua attività di imprenditore navigato. Tempi dove anche il nostro Valdarno sportivo era popolato da figure importanti e… facoltose.
C’era anche un ritorno sul territorio a livello economico e di immagine che questo mondo non garantisce più, ma alla base resisteva una passione enorme ed un attaccamento grande alla causa sportiva e alla città. Farolfi è stato forse il più grande dirigente espresso dal calcio rossoblù, senza fare torto a nessun’altro perché Montevarchi ha avuto altre grandi ed indimenticabili figure. Io dico sempre che il Consiglio rossoblù degli anni 70-80 oggi potrebbe fare la serie A per capacità e per sostenibilità finanziaria e ne…sono convinto. Innumerevoli per Vasco i successi: dalle promozioni in serie C ai tanti giocatori di prestigio che hanno in quegli anni vestito la maglia aquilotta…una lista interminabile e prestigiosa. Come gli allenatori, con una menzione speciale per Costanzo Balleri e Pierino Braglia, capaci, scaltri, sanguigni.
Quando ricordiamo gente come Vasco abbiamo insomma la sensazione di un tempo perduto, e non certo per scarsa considerazione verso gli attuali dirigenti che sono dei benemeriti e anche dei “coraggiosi”. Ma proprio per quel mondo antico che faceva battere il cuore, dove il rito della partita era sacro e con esso il senso della comunità. Ricordare Farolfi e con lui tutti gli altri (Losi, Parigi, Scala, Antonelli, Terziani ecc ecc.) significa ricordare il tempo più bello, senza indurre a compromessi con la nostalgia e con l’età che avanza…inesorabile.

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