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“Pensieri in libertà” di Leonardo De Nicola. La solitudine della pandemia

La pandemia che stiamo vivendo e che ci obbliga ad una vita trascorsa per lo più fra le mura domestiche eleva la solitudine umana ai massimi livelli. Perché in primis il solo contorno familiare non può essere da solo sufficiente a soddisfare le normali esigenze ma vorrei dire le abitudini dell’uomo come animale sociale. E poi pensiamo alle tante persone che vivono in solitudine e la cui vita era tradizionalmente riempita dagli amici e dalle frequentazioni in un associazione, in un circolo sportivo, in una parrocchia, in un partito politico ecc ecc .
Insomma si può dire che c’è un dramma nel dramma ed è quello della solitudine. Il grande Fabrizio De André ci ricorda in una delle sue tante “poesie” in musica come la morte ci colga da soli a prescindere, ma quella dei malati terminali di covid è per davvero una lunga solitudine pre mortem. Un trapasso da soli in ospedali superblindati per il contagio e inaccessibili a chiunque non appartenga al personale medico o sanitario.
Senza accanto un familiare, un volto conosciuto e amato e privi del solo conforto di una carezza o di un semplice sguardo anche filtrato da una mascherina o da una struttura di Plexiglas.
L’emergenza sanitaria non può concedersi lati “umani” di sorta, ma il recente cambio di protocollo messo in atto per primo dalla nostra regione dovrebbe in tempi brevi portare all’accesso controllato nei reparti di familiari o figure di fiducia del malato.
La solitudine dei degenti e poi anche quella di tutte le persone che stanno bene: i medici intabarrati nei loro scafandri, i luoghi di lavoro occupati da poche e distanziate persone, la mancanza di un abbraccio e potrei continuare con gli esempi.
L’uomo per sua natura deve esternizzare il suo vivere, fatto di incontri, di comunità. Persino il pensiero della morte è esorcizzato col ricordo e nel mantenimento anche materiale della memoria come si chiedeva il Foscolo nell incipit dei “Sepolcri” e cioè se il sonno della morte stessa non fosse meno duro se accompagnato dal ricordo, e da qui poi la necessità del cimitero come luogo della memoria.
La pandemia che, per paradosso, ci vede rintanati in pochi metri quadrati e nei nostri gusci domestici è una moltiplicatrice della nostra solitudine e di questo disagio sociale che va oltre le conseguenze ed i rischi della malattia medesima. Buona domenica a tutti.

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