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I ristoratori di Confcommercio Arezzo: “Modello tedesco? Seguiamolo anche per gli indennizzi”

Il Governo sta pensando ad ulteriori misure restrittive, ma ci vogliono soldi per le imprese che saranno costrette a chiudere, in particolare per quelle del settore della ristorazione, che hanno pagato il dazio più pesante, dal punto di vista economico, al Covid. “Modello tedesco? Seguiamolo anche per i ristori: in caso di ulteriori chiusure, noi imprenditori vogliamo la certezza di indennizzi congrui, che ci permettano di tirare avanti e mantenere l’occupazione. Perché di questo passo le nostre imprese rischiano di chiudere”. È decisa la posizione del presidente dei ristoratori aretini di Confcommercio Federico Vestri (nella foto in alto), che ha parlato di situazione drammatica, con perdite che hanno raggiunto la media del 90%. Tutto fatturato in meno rispetto al 2019. E il 4% delle aziende rischia di non riaprire.
E’ partito quindi un appello alle istituzioni: “ringraziamo la Regione Toscana per il segnale di attenzione che ha voluto darci, con il bonus da 2.500 euro, ma si tratta purtroppo di un risarcimento irrisorio e che, purtroppo, non basterà neppure per tutti”, ha aggiunto Vestri. “Confcommercio chiede un ristoro al 75% del fatturato per i mesi di novembre, dicembre e gennaio, così come hanno stabilito la Germania e altri paesi europei”, fa sapere la vicedirettrice dell’associazione di categoria aretina Catiuscia Fei, “del resto, se il Governo pensa di chiudere le attività per le feste secondo il modello tedesco, deve disporre gli stessi contributi a fondo perduto per le imprese”.
Una posizione condivisa da tutto il mondo della ristorazione: “perché si prende come esempio l’Europa solo per le chiusure e non per i risarcimenti?”, si chiede il presidente dei ristoratori aretini, “siamo sconfortati, manca una strategia nazionale, manca una visione coordinata del nostro settore. Le decisioni vengono prese e comunicate all’ultimo momento, così è impossibile programmare il lavoro perché fino a poche ore prima non sappiamo se potremo o no tornare a servire almeno i pranzi all’interno dei nostri locali. E asporto e consegne a domicilio non sono che palliativi per recuperare un minimo di fatturato”.
“Fipe-Confcommercio ha stilato una serie di proposte a sostegno della categoria”, fa sapere Catiuscia Fei, “riduzione dell’Iva al 5%, rinegoziazione dei canoni di locazione con un decremento del 40% e conseguente tutela degli sfratti, poi la riduzione in egual misura dell’Imu per gli imprenditori titolari dei fondi nei quali esercitano l’attività. Ma chiediamo anche un aiuto alle istituzioni locali: alle amministrazioni comunali chiediamo di concedere da subito ai pubblici esercizi spazi esterni gratuiti, poi l’azzeramento di Cosap e Tari per tutto il 2021. Sono misure fondamentali per salvare la rete del fuori casa, che garantisce al territorio accoglienza, servizi e occupazione”.

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