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Economia. Confcommercio Toscana: “Terziario in rosso, cala la voglia di fare impresa”.

Il terziario toscano, come immaginabile, è in rosso a causa della crisi economico-pandemica. Nel 2020, rispetto al 2019, è crollata la voglia di fare impresa: in provincia di Arezzo si è registrato il 15% in meno di imprese nuove nate nei settori di commercio, turismo e servizi; la media regionale è addirittura del -20%. A livello regionale, durante lo scorso anno, solo nel commercio sono sparite 1.400 imprese, mentre 7.500 sono in bilico e si reggono solo grazie ai ristori; sono svaniti oltre il 60% dei ricavi per turismo e ristorazione, il 50% per il dettaglio non alimentare e il 90% per settori come i locali da ballo, le palestre, il catering. Non va meglio per l’occupazione: un dipendente su cinque rischia di perdere il posto quando verrà meno il blocco dei licenziamenti, che finirà a marzo. Tutte conseguenze delle restrizioni dovute alla pandemia, che hanno causato una diminuzione dei consumi del 14%.

“Qualcuno sta vivendo una lunga agonia: si regge in piedi tra ristori statali, proprie risorse e prestiti in banca. – afferma la presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini – Tutto pur di resistere e vedere come andrà a finire, nella speranza che arrivi presto una ripartenza dopo la fine del piano vaccinale. Anche perché, a volte, chiudere ha costi proibitivi. O meglio, richiede una liquidità immediata che ora è merce preziosa, per saldare i debiti con banche e fornitori, pagare i Tfr ai dipendenti, sistemare ogni passaggio burocratico. Staccare la spina può essere perfino più difficile di tirare avanti a stento”.

Il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni dice: “A meno di un miracolo, alla fine di quest’anno potremmo vedere una contrazione ancora più forte del tessuto imprenditoriale toscano. In questo momento l’unico settore vitale è quello dei servizi, innovativi in particolare, cresciuti in Toscana di 522 unità nel 2020. Per il resto è crisi nera: la ricezione turistica segna un -67% nei ricavi, la ristorazione -60%, il dettaglio non alimentare -41. Se non fossero arrivati neppure i ristori, per quanto pochi, il terziario toscano nel post-lockdown avrebbe perso almeno 20mila aziende”.

I commercianti bocciano inoltre la recente introduzione del tanto discusso Cashback: l’87% degli esercenti lo considera un elemento non vantaggioso per la propria attività (specialmente nell’attuale momento di crisi), lamentando le eccessive commissioni sulle transazioni con moneta elettronica, che ricadono interamente sulle imprese. Un giudizio pesante che fa il paio con quello sulla gestione della crisi da parte del passato Governo, fortemente negativo per il 74% degli imprenditori toscani del terziario intervistati: il 59% di loro ritiene che le chiusure imposte a fine 2020 siano state eccessive. In media, è stata percepita come più soddisfacente la gestione regionale della crisi: ne è soddisfatto il 52% degli intervistati.

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