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Pensieri in libertà di Leonardo De Nicola. W Sanremo!

Diceva Italo Calvino, che a Sanremo trascorse i primi anni della sua vita, come la leggerezza fosse esattamente l’opposto della superficialità…planare sulle cose dall’ alto e non avere macigni nel nostro cuore. Ma i due sostantivi tendono spesso a confondersi, soprattutto quando si parla di cose realmente o solo all’apparenza più frivole.
Del festival della canzone italiana in questi 70 anni si sono occupati un po’ tutti: grandi giornalisti, sociologi e liberi pensatori. Molto spesso per esprimere giudizi critici e difformi dal sentimento comune della gente (questo di per sé un fatto che dovrebbe fare riflettere). Una sorta di pensiero radical chic, tanto per usare un termine mutuato dalla borghesia inglese vittoriana e oggi molto in uso nella nostra società con un accezione non propriamente positiva.
Chi scrive, pensa come la vita di ognuno possa e debba essere come un grande “contenitore” dove, al netto di oggettive priorità, ci possa essere spazio per molto. E se è sbagliato legare gran parte della nostra esistenza a poche cose, di fatto lo è anche quella di escluderne tante (sarò banale ma io se dovessi operarmi da un bravo chirurgo che ignorasse chi è stato Gianni Rivera avrei qualche perplessità….).
Così allora, ben venga il festival se offre qualche ora o giorno di felicità, al di là del solito consunto ritornello. Quello dell’ Italia delle canzonette, della finzione scenica e tanto di più oggi che viene a coincidere con un momento delicato per tutto il paese. Situazione che potrebbe alimentare da un lato un minore interesse, ma anche fare impennare gli ascolti proprio in virtù del nostro isolamento domestico.
La formula, ospite in più o in meno, non pare cambiata…un classico da tirar fuori insomma ogni anno al momento giusto. E le stesse canzoni, diciamocela tutta, non hanno mai rappresentato davvero il meglio in circolazione se si pensa come tanti nostri bravi e celebri cantanti hanno disertato tutta la vita la manifestazione.
Che sarà quel che sarà ma continua a fare parlare di sé : quando vado a Sanremo (abbastanza spesso), ho due personalissimi totem: il centralissimo teatro Ariston e, nella strada parallela verso il mare, il traguardo in via Roma della più celebre corsa ciclistica. E come me tante altre persone…e allora il resto conta davvero poco o… il giusto. W Sanremo!

PS : chiunque di noi sia stato a Sanremo nei giorni del festival, ricorda una città animata ed allegra. Personaggi famosi e non ad ogni angolo, cantanti in cerca di un attimo di celebrità, improvvisate soubrettine, signore ingioiellate, addetti ai lavori, vecchi artisti, cacciatori di vip e curiosi. Un’umanità varia, insomma, al sole molto spesso di una incombente primavera. Oggi è una città triste e deserta: vuoti gli alberghi, i ristoranti, poca gente in giro. Un festival fatto esclusivamente per chi è a casa.

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