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L”altra domenica” di Leonardo De Nicola. “Muoio per te “, l’ultimo grande libro del nostro Filippo Boni: la strage nel comune di Cavriglia del 1944

Giovedì prossimo 18 marzo uscirà nelle librerie italiane il nuovo libro dello scrittore e giornalista valdarnese Filippo Boni, già autore di successi come “Gli eroi di Via Fani” e “L’ultimo sopravvissuto di Cefalonia”. Il volume tratta un tema che ci ha toccato tutti da vicino ed è legato alla terra dello scrittore. Si intitola “Muoio per te. Cavriglia: 4 Luglio 1944, un massacro nazista che l’Italia ha dimenticato” (372 pagine, Longanesi Editore). E l’editoriale di oggi anticipa il suo valore ed il suo senso.
Lo facciamo in esclusiva prima della presentazione ufficiale del volume, grazie alla disponibilità di Boni.

La mano di Filippo è guidata dal suo cuore: storie e testimonianze dove egli si immerge pienamente come se il tempo passato vivesse nella contemporaneità. Ha solide radici piantate nella sua terra, già …la famiglia Boni, i macellai che andavano giù fino nel Chianti per scegliere i vitelli grassi da ammazzare o i Boni sportivi come Rossano, il calciatore che seppe entusiasmare anche il commissario tecnico azzurro Vittorio Pozzo, lui vecchio alpino sabaudo sempre poco incline ai complimenti.
E il suo territorio ridisegnato dalla natura e dal lavoro dell’uomo mille e mille volte: la valle del bacino lignitifero del Valdarno, un vero e proprio “Bignami” del secolo “breve”. Dal superamento della società agricola all’avvento delle miniere, alle grandi lotte operaie e politiche fino alla tragedia e alle barbarie della guerra che avrebbero non solo causato la perdita di tante vittime innocenti, ma distrutto il tessuto affettivo stesso delle famiglie. Una ferita aperta e lunga a rimarginarsi. Una terra dove tutto è sempre conquista, compresi i borghi prima distrutti e poi riedificati sulla parte più alta della collina, come a cercare un appiglio per resistere.
Da questo io credo si debba partire per comprendere meglio il nuovo libro di Boni, nel quale il racconto estremamente documentato delle stragi nazifasciste del luglio 1944 si intreccia come in un romanzo storico con le vicende umane e familiari. Una storia da leggere con la lente di ingrandimento dove la coralità complessiva ed il “particolare” viaggiano insieme pagina dopo pagina. Furono 192 i civili che persero la vita nel territorio di Cavriglia, un massacro inferiore nella spicciola contabilità dei numeri soltanto alle stragi di Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema e delle fosse Ardeatine. Ma il più dimenticato, se si guardano anche i risvolti giudiziari degli anni che seguirono.
L’ autore custodisce nel suo personale cassetto della memoria la storia che dà il titolo al libro “Muoio per te”. E cioè da quando il nonno Giuseppe lo mise al corrente dei fatti, dall’epilogo per tanti aspetti incredibilmente drammatico: la fine di un padre (il bisnonno Annibale), che si consegna ai carnefici per amore del figlio creduto erroneamente vittima del rastrellamento tedesco . In mezzo, parte altrettanto sostanziale del libro stesso, il racconto delle stragi frutto di una ricerca appassionata e minuziosa che ci restituisce i nomi, i volti, i luoghi del massacro. E, collegato a tutto ciò, il tentativo da parte dei tedeschi in ritirata di trafugare l’Annunciazione del Beato Angelico nel convento di Montecarlo a San Giovanni. Il comandante nazista Wolf che guidò le truppe Hermann Goring a Castelnuovo e nei paesi limitrofi tentò invano di accaparrarsi il prezioso dipinto messo preventivamente in salvo da Rodolfo Siviero, storico e collezionista che tanta importanza ebbe nella difesa del nostro patrimonio artistico. Anche quando la mano di Filippo si sofferma sugli episodi più cruenti ed efferati il libro…trasuda amore: lo fa nelle ultime dignitose parole dei condannati, in quelle di conforto e speranza dei tre sacerdoti e del giovane seminarista trucidati senza nessuna pietà. La vita più forte della barbarie e della morte stessa, non come l’aguzzino Wolf seduto tranquillamente in piazza IV novembre…
“Non li osservava nemmeno, non gli interessava chi fossero, quali storie avessero alle spalle, quali vite stavano per abbandonare, quali persone avrebbero lasciato sole per sempre….. Perdonare non significa dimenticare, anzi. Né osservare la storia da una angolazione diversa.”
Boni ricorda, fra le vittime, il soldato tedesco che pagò con la propria morte il suo rifiuto di dare la morte, e i militi repubblichini Marzocchi e Tilli. Restituire memoria e luce anche a loro supera di gran lunga ogni discutibile revisionismo su ciò che la storia ci ha lasciato in eredità e a cui oggi non siamo stati in grado di dare una risposta chiara e definitiva. Ed anche la lista precisa dei 192 caduti non è semplice appendice ma testimonianza e nobiltà della memoria stessa. Fra i nomi, Pasquale Pascasi: era il fratello di mia nonna paterna. In quella mattina livida di sangue e di morte ebbe il solo torto di desiderare l’abbraccio della fidanzata…..

LA COPERTINA DEL LIBRO DI FILIPPO BONI

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