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L’altra domenica…di Leonardo De Nicola. Ricordo di Luigi Veronelli, il padre dell’ enogastronomia italiana

Se ai nostri giorni appare scontato parlare di D.O.P, tutela alimentare e D.O.C.G., gran parte del merito lo dobbiamo a Luigi Veronelli. Milanese dell'”isola”, quando il quartiere era certo meno “trend” di adesso (vi sono nati anche il signor “Ignis” Giovanni Borghi, Silvio Berlusconi e Adriano Celentano),Veronelli è stato editore, giornalista, enogastronomo e…un grande pensatore anarchico.
L’antesignano di tutte le battaglie per la preservazione delle diversità in campo agroalimentare e per il sostegno (anche…fisico) ai piccoli e medi produttori contro le “multinazionali” del settore . Anarchico fino in fondo, nello spirito e nel pensiero, alla maniera di un Fabrizio De Andrè o di un Leo Ferrè, ma decisamente più “in trincea”, come quella volta che guidò i contadini dell’astigiano alla rivolta bloccando strade e ferrovie.
Nacque editore sfidando le ire della censura con la pubblicazione integrale delle novelle del marchese De Sade per poi passare a scrivere sulle pagine del “Giorno”, il quotidiano fondato da Enrico Mattei . La Milano dei sessanta e settanta è quella della lotta e della violenza politica quotidiana, del terrorismo rosso e nero, della mala di Francis Turatello, Epaminonda e Renée Vallanzasca, il boss della “Comasina”. E, ovviamente, la città ferita dalle bombe di Piazza Fontana, dall’omicidio Calabresi e quella degli anarchici Pinelli e Valpreda. Da uomo colto, libero e coraggioso Veronelli affrontò i mutamenti sociali e gli avvenimenti in corso senza la paura di sporcarsi le mani, il contrario.
Il suo agire, che parlasse di politica o di agricoltura, fu teso alla tutela degli “ultimi”, ai lavoratori e alla gente comune. Anche quando scriveva di un ristorante stellato non esibiva mai la voglia di descrivere un mondo a parte: l’enogastronomia fu il suo terreno, con argomenti del tutto rivoluzionari ed innovativi per l’epoca,
discutendo e dissertando sul mangiare e sul buon bere. Pubblicò per primo la guida ai ristoranti, il “catalogo dei vini”, la “ricerca dei cibi perduti”. Esplorò e scosse un mondo incrostato ed immobile, schiavo da secoli di un vero e proprio vassallaggio feudale. Parlava di salvaguardia e tutela dei prodotti ma anche dello sfruttamento di chi produce ed è mal pagato. Contadino e consumatore rappresentavano per lui l’anello debole della catena, gli agnelli sacrificali dell’intermediario di turno: da qui l’idea primitiva di quel che oggi chiameremmo il prodotto a km.zero.
La televisione poi…che diede a Veronelli grande notorietà grazie alle trasmissioni con Delia Scala e con Ave Ninchi: la cucina ed i fornelli entrarono nelle case degli italiani dando il via a qualcosa che poi avrebbe preso sempre più campo fino al profilare persino eccessivo delle trasmissioni di cucina dei nostri giorni. Le sue grandi battaglie unite alla straordinaria conoscenza aprirono insomma ad un mondo diverso. Ed è per questo che in tanti, oggi, gli devono dire grazie.

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