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L’altra domenica di Leonardo De Nicola. Vaccino….si salvi chi può!

Nella mia ingenuità pensavo ad un paese dove le piazze di questi tempi fossero piene di gente in ordinata fila pronte a porgere il braccio al medico di turno. Ed invece…niente di tutto ciò e infinite discussioni quando pare acquisita oramai la consapevolezza che la fine di questa pandemia dipende soprattutto dalla disponibilità dei vaccini. In meno di un anno, e cioè in un tempo record, i ricercatori sono riusciti a produrre diversi prodotti e, con essi, la possibilità di accedere a questi fondamentali strumenti di prevenzione.
Ma i problemi veri sono iniziati e con la produzione su larga scala e con la distribuzione delle “dosi”, fra imprevisti di varia natura, impedimenti burocratici e…perché no, grandi interessi economici in ballo. A tutto questo si aggiunge, soprattutto dalle nostre parti, l’oramai consolidato sistema dei “furbetti del quartierino” che contribuiscono a rendere lento e disomogeneo il percorso. Va poi da sé che, in un momento di straordinaria emergenza, non aver presentato un piano vaccinale preciso e rigoroso sia stato un errore imperdonabile da parte soprattutto della “politica” e da chi governa; una così grossa mancanza che prescinde dal numero, dalle scorte e da qualsiasi possibile imprevisto. E la sensazione a pelle che le cose poi non siano migliorabili in assoluto nelle prossime settimane quando (si spera) si renderanno disponibili tante dosi e magari non esisterà più la scusa della scarsità delle stesse per giustificare l’andamento a passo di lumaca.
Il quadro dell’incertezza si completa poi con la scelta delle fasce di età e con i criteri della distribuzione del vaccino per le persone a “rischio”. A tal proposito vorrei ricordare che in Italia esistono oltre 600 categorie che godono di forme particolari di deduzioni e detrazioni fiscali con costi enormi per la pubblica amministrazione. E la…selezione per arti e mestieri appare ancora una volta un nostro antico retaggio con ognuna delle categorie interessate che manifesta le proprie brave ragioni per accedere al vaccino in forma prioritaria. Un altro aspetto da risolvere e…alla svelta è quello che riguarda il personale medico e infermieristico, in gran parte dipendente di strutture sanitarie e, quindi, vincolato a contratti di esclusiva: fondamentale una deroga che autorizzi ad operare per qualche ora al giorno nei centri vaccinali con una retribuzione a parte. Discorso valido anche per i medici di famiglia. E, magari, un coordinamento nazionale che tolga, se serve, potere alla sanità delle nostre regioni. Ci sono 50 milioni di italiani che attendono questo benedetto vaccino: una volta per tutte è davvero il momento di fare le cose con maggior chiarezza e serietà.

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