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“Potenziale contaminazione”. Vadi chiede di sospendere l’iter autorizzativo su Podere Rota dopo la relazione di Arpat

L’Arpat ha ultimato il contributo tecnico istruttorio per la Conferenza dei servizi legata al progetto di ampliamento della discarica di Podere Rota. E questo pomeriggio, in consiglio comunale a San Giovanni, il sindaco Valentina Vadi ne ha illustrato i contenuti, sottolineando che sono emerse numerose criticità e chiedendo quindi alla Regione Toscana di sospendere ed archiviare il provvedimento autorizzatorio. La relazione dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale è composta da cinque documenti e, ha spiegato il sindaco Vadi “pone in rilievo e approfondisce problematiche che erano già emerse nel Rapporto di ispezione ambientale del 24 settembre 2020 dove, a seguito di rilievi su un innalzamento delle concentrazioni dei solfati e sul superamento di ulteriori parametri nelle acque sotterranee, si sottolineava la necessità che Csai procedesse alla notifica di potenziale contaminazione”.
“In tale documento – ha spiegato il sindaco – Arpat dichiarava che, nel caso il gestore non si fosse mosso autonomamente, ci avrebbe pensato il dipartimento di Arezzo ad attivare il procedimento previsto dall’articolo 244 del Testo unico sull’ambiente. Di fatto Csai non ha notificato la potenziale contaminazione e Arpat, nel dicembre 2020, con comunicazione da parte di soggetto pubblico di fronte all’inerzia del privato, ha attivato una procedura aperta nel Sisbon, il sistema informativo siti interessati da procedimento di bonifica”.
Il sindaco di San Giovanni, dopo aver spiegato il contenuto dei cinque recenti documenti che compongono il contributo inviato da Arpat e aver invitato tutti i consiglieri a leggerli, si è soffermato in particolare su quello definito più corposo e significativo, riportando la relazione dell’agenzia. “Delle numerose criticità e aspetti che necessitano di chiarimenti – ha detto la Vadi leggendo la pagina 1 del documento – alcune, collegate ad uno stato attuale già critico, ci sembrano di particolare rilevanza ai fini del proseguo del procedimento, per il quale ci rimettiamo comunque all’Autorità competente e all’Autorità autorizzante. In particolare – spiega Arpat – ci riferiamo al tema dell’inquinamento della falda, in quanto questa Agenzia non ritiene di poter condividere le ipotesi di sussistenza di un fondo naturale (ad oggi mai quantificato) e l’asserita provenienza da monte idraulico di parte della contaminazione, in quanto non la ritiene sufficientemente dimostrata e esprime fondati dubbi su parte del modello geologico ed idrogeologico che la sottende”.
Il sindaco ha poi analizzato altri contenuti della relazione nella quale, “dopo aver analizzato nel dettaglio lo stato di contaminazione rilevato nelle acque sotterranee, Arpat contesta quanto affermato da Csai in sede di presentazione del progetto”: “Non pare condivisibile la supposizione secondo cui la causa della presenza dei solfati individuati nei campionamenti possa derivare dall’utilizzo di fertilizzanti in tutte le aree agricole contermini, trasportati nel sottosuolo a causa di meccanismi di lisciviazione/dilavamento meteorico, dal momento che, se vi fosse una tale origine, non potrebbe neppure esistere alcun isolamento di livelli ad oltre 30 metri di profondità”.
“Contestualmente a questo parere – continua Arpat – verrà chiesta alle amministrazioni competenti emissione della conseguente diffida con ordinanza al responsabile della potenziale contaminazione ai sensi del Titolo V, parte IV del D.Lgs 152/06 (Testo Unico sull’ambiente)”. “E anche in relazione al tema degli odori, secondo quanto emerso dalla Valutazione dello studio diffusionale, vengono evidenziati per lo scenario attuale e per lo scenario di progetto, livelli non accettabili di potenziale disturbo, con particolare riferimento all’abitato di San Giovanni”.
Il sindaco ha poi ricordato che il 19 febbraio scorso aveva fatto istanza alla Regione e alla Provincia di Arezzo perché procedessero nei riguardi del gestore dell’impianto. “Ieri – ha aggiunto – è stata inviata dalla Regione Toscana, direzione ambiente ed energia, Settore Via, al soggetto proponente, una richiesta di integrazioni e chiarimenti che, finalmente – e sottolineo finalmente – comincia a fare chiarezza su tutta questa vicenda e ad aprire, per tutti noi, uno spiraglio di speranza reale e concreta”. Leggendo il documento inviato il sindaco Vadi ha evidenziato un passaggio. “Si ritiene tuttavia opportuno premettere che, dall’istruttoria sin qui condotta, sono emerse alcune criticità del progetto in relazione a componenti ambientali già caratterizzate da uno stato attuale critico e che pertanto potrebbero costituire aspetti di non compatibilità. […] Ciò premesso si suggerisce, quindi, al proponente (Csai) di valutare attentamente la possibilità di superare le suddette problematiche prima di procedere alla elaborazione e presentazione della sotto elencata documentazione integrativa”.
“Le parole della Regione Toscana sono chiare – ha proseguito Valentina Vadi – . Il proponente dovrebbe, prima, superare le attuali criticità e soltanto in un secondo momento elaborare e fornire la documentazione integrativa, assai copiosa, richiesta. E’ evidente che per fare questo il Paur si deve interrompere, e anche per un tempo lungo, per consentire di fare le adeguate analisi del terreno e procedere alla bonifica. Di fronte all’evidenza di questa documentazione fornita da Arpat, e di fronte a quanto scrive e sollecita il settore Via/Vas, sono di nuovo a chiedere con fermezza e determinazione alla Regione Toscana di sospendere ed archiviare il provvedimento autorizzatorio relativo all’ampliamento della discarica di Podere Rota e di procedere, secondo dettato normativo, ad emettere diffida con ordinanza a Csai, responsabile della potenziale contaminazione rilevata da Arpat, a seguito della quale il gestore dovrà provvedere alla bonifica del sito inquinato. Oppure – ha concluso il sindaco – chiarisca, la Regione Toscana, di chi è la competenza a diffidare, con ordinanza motivata, il responsabile della potenziale contaminazione, come stabilito nell’articolo 244, comma 2, del Dlgs 152 del 2006 (Testo unico per l’ambiente). In una simile situazione, chiunque si assumerà la responsabilità di non procedere nelle modalità indicate dalla legge, dovrà risponderne nelle sedi competenti e opportune che non saranno né quella della Conferenza dei servizi né quella dell’Inchiesta pubblica”.

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