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Ragazzi di 20 anni volontari alla Misericordia in tempo di Covid. Le straordinarie testimonianze di Sara, Riccardo e Greta

Il mondo del volontariato ormai da decenni ricopre un ruolo fondamentale nella nostra società e negli ultimi dodici mesi il suo valore è ulteriormente aumentato a causa del ruolo che numerose associazioni hanno ricoperto nella lotta e nella gestione della pandemia, che ha sconvolto le vite di tutti. Abbiamo incontrato tre giovani valdarnesi che impiegano parte del loro tempo libero per la cura dei più bisognosi facendo servizio alla Misericordia di San Giovanni. Si tratta di Greta Poggesi, Riccardo Tinti e Sara Ungaro, tre giovani di 25, 21 e 20 anni residenti rispettivamente a Terranuova, Loro Ciuffenna e San Giovanni.

Cosa ha portato ragazzi poco più che ventenni ad intraprendere questa strada?

“Sono entrata in Misericordia quando avevo 16 anni – risponde Greta –. Ciò che mi spinse a prendere questa decisione all’epoca fu una grande voglia di “fare qualcosa”, o meglio, di voler essere utile. Mi guardai un po’ intorno, chiesi consigli a parenti e conoscenti, e vidi nella realtà del volontariato quello che poteva fare al caso mio.  Allora decisi di segnarmi come volontaria nella Misericordia di San Giovanni. Ad oggi, mi rendo conto che a quell’età avevo proprio bisogno di un’esperienza del genere, che mi facesse guardare oltre i “limiti” delle mie solite attività (scuola, sport, amici ecc…), però non nascondo che all’inizio è stato abbastanza difficile per me abituarmi a questa nuova realtà. Ero molto timida e non parlavo molto (cosa che ora nessuno direbbe). Nel tempo ho imparato a conoscere quelle realtà alle quali la Misericordia ti introduce, quindi il mondo ospedaliero e territoriale della nostra zona, e ho imparato ad adattarmi ed a agire in questi ambiti. Così – aggiunge Greta – quella voglia di fare si è trasformata in voglia di imparare cose nuove. Ho fatto tutti i corsi disponibili: da quello base, che serve per iniziare a fare servizi, a quello di secondo livello, che ti fa entrare nel campo dell’emergenza/urgenza territoriale e infine quello per diventare autista e guidare l’ambulanza. Ovviamente tutto questo è stato possibile grazie alle persone che ho trovato all’interno di questo ambiente, quindi i dipendenti e i volontari, che mi hanno sempre fatto sentire una di loro e al posto al giusto. Come se fossi a casa mia.  Mi hanno trasmesso le loro conoscenze ed esperienze e mi hanno fatto desiderare di diventare capace almeno quanto loro. Concludendo, l’esperienza di essere volontaria in Misericordia mi ha aiutato molto nella mia crescita personale e l’ho sempre vissuta in modo positivo. Portare quella divisa per me è sempre stata fonte di orgoglio e mi trasmette un senso di responsabilità”.

Greta Poggesi

“Fin da quando sono piccolo mi ha sempre affascinato questa associazione – spiega Riccardo -, ho sempre visto tanti mezzi e tanti volontari della Misericordia girare per il mio paese e questo ha fatto crescere dentro di me il desiderio di conoscere meglio quello che è il mondo del volontariato. Fare volontariato in Misericordia è una bellissima esperienza, un insieme di emozioni che solo chi le vive sulla propria pelle può descrivere. Riuscire a donare il proprio tempo per gli altri sapendo di fare del bene ti fa concludere la giornata con il sorriso. Ciò che auguro a tutte le persone che conosco è entrare a far parte di un’associazione ed essere accolto come la grande famiglia della Misericordia di San Giovanni Valdarno ha accolto me”

Riccardo Tinti

“Sono entrata in Misericordia nel 2018, appena diventata maggiorenne – sottolinea Sara – Avevo sentito parlare di questo ambiente da alcuni amici, quindi spinta dalla mia curiosità ho deciso di iscrivermi. Inizialmente lo consideravo un semplice modo per passare il mio tempo libero, a tre anni di distanza mi sento di dire che la Misericordia mi ha aiutata a crescere sotto tanti punti di vista e ormai è parte integrante della mia vita. E’ un esperienza indescrivibile che consiglio a chiunque. Per un anno e mezzo ho svolto servizi di tipo ordinario, ma ormai da dicembre 2019 ho iniziato a svolgere servizio di emergenza nel 118. Mi sono subito appassionata a questo mondo, ho capito che la Misericordia non è un luogo, ma un gruppo di persone che hanno in comune lo stesso obiettivo, aiutare chi ne ha bisogno. Ora frequento il corso di Scienze Infermieristiche all’Università di Firenze, questa mia scelta, ad oggi la migliore che abbia mai preso, la devo ad ogni singola persona che ho conosciuto lì dentro. Senza la Misericordia molto probabilmente non avrei mai scelto questo percorso”.

Sara Ungaro

Ma i ragazzi come hanno vissuto l’esperienza in Misericordia nell’anno del Covid?

All’inizio della pandemia, quindi marzo/aprile – ricorda Greta -, non ho potuto prestare servizio per un piccolo problema di salute che mi ha tenuto a casa per due mesi e l’unica cosa che mi veniva da pensare era: “Quando posso tornare in ambulanza?”. Non facevo che pensare a questo. I volontari potevano aver bisogno di una persona in più e quella potevo essere io. Infatti, appena ho potuto, ho ripreso con i miei soliti servizi, e devo ammettere che la paura di contrarre il virus e di attaccarlo a qualcuno è stata una presenza opprimente, però non ha mai influito sulla scelta di essere lì. I servizi sono stati più pesanti, le protezioni da usare, la tuta, le maschere, gli occhiali che si appannano, l’attenzione alla svestizione, a disinfettare e a pulire tutto in modo maniacale. Le tante ore si riempivano, ma l’aspetto peggiore è stato il confronto con le persone che ti guardano e ti additano (urlandoti contro) come “untori” o peggio ancora, quando sei lì a soccorrere qualcuno. E a quel punto a farti vacillare non è la stanchezza fisica….. Siamo volontari, nessuno ci obbliga a essere lì, dipende unicamente da noi, e per quanto mi riguarda, scegliere di essere presente per aiutare gli altri vale molto di più di uno sguardo storto o un commento pieno di rabbia da parte di persone che non sanno cosa c’è dietro ad una tuta o alla nostra divisa. Sono sicura che questa cosa vale per TUTTI i miei colleghi della Misericordia. Quindi è stata dura (a livello psicologico) e lo è ancora affrontare questa pandemia, ma noi ci siamo sempre”.
“Da oramai più di un anno – spiega Riccardo – noi soccorritori del 118 stiamo sicuramente affrontando un periodo difficile, combattere faccia a faccia contro questo nemico invisibile è sicuramente tosto. Tute, mascherine che ti tolgono il respiro, visiere appannate e l’odore dell’alcool sono diventati i nostri fedeli compagni di viaggio. Tante volte mi domando: Ma chi me lo fa fare? La risposta la trovo alla fine di ogni turno quando torno a casa con la consapevolezza di aver dato il mio contributo e con il sorriso che accompagna noi volontari tutte le volte che indossiamo questa divisa”.
“Da marzo 2020 non entravo più in turno con la spensieratezza di prima – sottolinea Sara -, c’era la paura di affrontare un qualcosa che ancora non conoscevamo, un nemico invisibile, la paura di contagiarci e non poter più offrire servizio nella nostra vallata, c’era anche il timore di portare il virus a casa e contagiare qualcuno della mia famiglia. Ogni servizio era una possibile fonte di contagio, abbiamo cominciato a convivere con le tute, le mascherine, i doppi guanti, le visiere e tutte le protezioni che ancora oggi usiamo quotidianamente. Spesso mi viene chiesto “ma chi te lo fa fare?”. La risposta è nessuno.  Opero in Misericordia da volontaria, come tanti altri, siamo una parte fondamentale del Sistema Sanitario, paragonabile ad un castello di carte; se cade una carta crolla il castello. Non mi piace l’appellativo “Eroi”, non lo siamo, facciamo tutto questo da prima del Covid, la possibilità di entrare in contatto con qualcuno che presenta una qualsiasi malattia contagiosa ce l’avevamo anche prima. Io sono una semplice studentessa che nel tempo libero indossa una meravigliosa divisa e sale su un’ambulanza per andare da chi necessita di aiuto. Io e i miei colleghi non siamo stati fermati di fronte ad una pandemia mondiale, per questo sono sicura quando dico che noi ci saremo sempre”.

 

 

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