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Uccise la figlia di 3 anni e mezzo a Levane. Il perito: “Può comparire in giudizio”

Via libera all’iter processuale per il padre che quasi un anno fa uccise la figlia di 3 anni e mezzo a Levane. Una perizia stilata di recente dallo psichiatra fiorentino Massimo Marchi infatti ha confermato che Billal Miah, il quarantenne originario del Bangladesh, è capace di intendere e volere dopo le cure ricevute durante la detenzione. Di conseguenza il Gip Fabio Lombardo ha disposto che possa comparire in giudizio per rispondere di omicidio volontario aggravato dal grado di parentela e dalla minorata difesa per la morte della figlioletta e di tentato omicidio per l’aggressione al primogenito.
L’uomo trucidò con un coltellaccio assimilabile a una roncola la piccola Jannatun Nabia nella mansarda di una palazzina di via Togliatti nella porzione dell’abitato che ricade nel comune di Bucine. La furia del padre si scatenò anche contro il figlio maggiore di 12 anni che tentava invano di difendere la sorellina. Ferito alla testa, il ragazzo riuscì a salvarsi rifugiandosi al pianterreno della villetta da alcuni conoscenti.
Dopo aver infierito sui figli, il bengalese si era calato nudo in un pozzo attiguo al giardino dell’abitazione. Fu riportato in superficie dai Vigili del Fuoco del distaccamento di Montevarchi, chiamati dai Carabinieri della Compagnia di San Giovanni subito intervenuti sul posto.
Operaio orafo in cassa integrazione, Billal Miah bloccato tra le mura domestiche a causa del lockdown e della chiusura dell’azienda, alcuni giorni prima del delitto era ricorso al medico di famiglia lamentando forti cefalee e quel terribile martedì si accanì sui bimbi che stavano guardando i cartoni animati in Tv attorno a mezzogiorno mentre la moglie era uscita per andare a fare la spesa.

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