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L’altra domenica di Leonardo De Nicola. “Una corsa contro il tempo”

Si è detto: coniugare la tutela della salute e l’economia è il compito primario di ogni governo in una situazione di emergenza come questa. Ma più si va avanti e più è inevitabile rendersi conto della difficoltà e di come gli interessi di una cosa vadano a discapito dell’ altra e viceversa. Il covid in Italia ha provocato più di centomila vittime e ha fatto perdere un milione di posti di lavoro, la metà dei quali riguardanti gli autonomi. Ci sono categorie stremate dalle continue chiusure e anche dalla “mortificazione” cromatica del venerdì, un terno al lotto dalle conseguenze psicologiche non trascurabili (in un solo anno una regione come la Lombardia per esempio ha avuto oltre trenta variazioni di colore…).
E, insieme alle proteste di questi giorni, monta nel paese un clima da “tutti contro tutti” che rischia di trasformare l’emergenza in una guerra fra poveri. Da una parte i lavoratori dipendenti, i superstiti del “posto fisso”, dall’ altra il popolo delle partite Iva, fatto di commercianti, operatori del terziario ecc ecc. La fine della tregua sociale è rappresentata dalle numerose manifestazioni di piazza. E se in qualche caso le legittime rivendicazioni hanno avuto pessimi rappresentanti, non possiamo tuttavia rimanere insensibili al grido di dolore di migliaia e migliaia di persone oneste e perbene. Ristoratori, albergatori, operatori turistici, baristi, ambulanti, addetti al trasporto, titolari di centri sportivi ed estetici, operatori del mondo culturale. Lunga e variegata la lista di chi tarda a vedere la luce in fondo al tunnel.
Le ultime esternazioni di Draghi aprono alla speranza, insieme ad una campagna di vaccinazione di giorno in giorno implementata, pur nelle troppe difficoltà. Nessuno può e vuole stabilire tempi e date certe, con il premier che deve anche fare i conti con una maggioranza si inclusiva, ma dove in troppi sembrano oscillare fra il ruolo di governo e quello di opposizione, spesso soffiando sul fuoco della protesta . In questi giorni Confcommercio ha stimato in 150 miliardi il danno per la filiera del turismo e cioè per un settore trainante della nostra economia. Ci sono città in ginocchio, pensiamo solo a Firenze o a Venezia, ma anche a tutti quei piccoli centri o zone di grande interesse come il vicino Chianti. Dodici mesi fa il lockdown fu vissuto come un sacrificio necessario, oggi la speranza è essenzialmente legata al vaccino per un ritorno alla vita normale.
Ma è anche una corsa contro il tempo: fare presto e bene è un dovere per chi governa e una necessità per la salute ed il benessere della gente. Biden e Johnson hanno annunciato solennemente la data precisa del ripristino delle attività e non è un caso che lo abbiano fatto due paesi anglosassoni. Giorni e obbiettivi precisi dove l’opinione pubblica potrà verificare la serietà e le capacità di chi governa. Ma è questo un retaggio culturale antico, un etica pubblica nel rapporto fra stato e società che ha consentito a questi due paesi, fra l’altro, di non conoscere mai dittature, dato non comune in occidente.

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