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“”Ciao Valeriano”. Una vita nel segno di Coppi. Il nostro ricordo con simpatici aneddoti

A quel tempo le squadre andavano a scaldare i muscoli al tiepido sole della riviera ligure: a Varazze, come Valeriano Falsini amava raccontare, conobbe il divino Fausto e il nome di Coppi avrebbe segnato e accompagnato per sempre la sua vita. Il ricordo del campionissimo di Castellania….gran parte dei 92 anni del “pentolaio” (dal mestiere del padre), passati a coltivarne la memoria, come un bel vaso di fiori da innaffiare ed accudire ogni mattina. Non c’era santa ricorrenza del 2 gennaio che non vedesse Valeriano inerpicarsi con la sua Bianchi d’epoca ed il suo bel maglione di lana bianco celeste nelle colline del tortonese: un pellegrinaggio alla tomba di Fausto, che lo volle con sé in squadra rapito, si dice, anche dalla simpatia di quel biondo ragazzo toscano. Lo chiamava “Valerio”, come ci hanno raccontato in un bel docufilm girato anche per le nostre strade qualche anno fa… Coppi: sempre lui a sovrastare una vita trascorsa nella memoria, coltivata fino alla fine dei giorni.
Carrea, Milano, Gismondi, Defilippis, Petrucci; chi prima o chi dopo, gli aquilotti devoti al grande campione se ne sono andati tutti: Valeriano, ultimo testimone del proprio tempo e di una carriera breve e segnata da un episodio.
Al Giro della Toscana del 1950, contratto della Bianchi in tasca, si sale Vallombrosa. Una giornata da tregenda, pioggia a catinelle, strade sterrate che sembrano fiumi in piena e lui su e su, incurante di tutto…La sera febbre alta e dolori che neanche il rituale bagno nell’aceto riesce a lenire. E così da quel giorno una brutta artrosi alla schiena da non dare pace e da costringerlo a vere e proprie acrobazie per stare in sella km e km.
E però il Fausto, come lo chiamava la signora Giulia Occhini Locatelli, volle onorare l’impegno portando il ragazzo valdarnese, Valerio, in squadra, a dispetto di un quadro clinico poco rassicurante e promettente.
E’ così che, carriera a parte, la devozione del Falsini per il “campionissimo” è divenuta totale. Un testimone vivente che trovavamo ogni giorno per strada e che mai ha smesso di ricordare…Nelle mie uscite con la bici lo incontravo spesso, la maglia del tempo, i pantaloni alla zuava coi calzettoni di lana e la bici con il manubrio rialzato per favorire la postura. Ed era sempre un brivido, un tuffo nel passato e nella grande essenza di questo sport bellissimo segnato dalla fatica e dalla condivisione.
Di lui, prima di conoscerlo personalmente e di fargli le stesse domande per cento e cento volte uguali (ma Coppi come era? Ed è vero che parlava tre lingue e amava molto conoscere?), mi aveva parlato uno dei suoi amati figli, vecchio compagno dei tempi del liceo. Oggi è di nuovo insieme al suo “mito”. “Ciao Fausto, ci sono anche io …….Ciao Valerio, che piacere rivederti!!”.

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