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I giovani del Valdarno e una vita sociale stravolta dalla pandemia. Parlano Daniele, Edoardo e Giorgia

La pandemia che ci vede costretti in casa da un anno ha cambiato le nostre vite e abitudini. Ma se per gli adulti questo particolare momento storico, ovviamente pesa, ma senza influire sulle esperienze formative e non pregiudicando le certezze già acquisite nel corso della propria vita, nei giovani questo periodo ha un grande, enorme peso. Ci sono problemi più importanti: vero. Le persone hanno visto dimezzarsi le proprie famiglie: verissimo.  Siamo in un’enorme crisi economica: sacrosanto. In questa grande tragedia collettiva è giusto però anche dare voce al forte disagio di una generazione di giovani che da 20enni si sono ritrovati a non poter più socializzare e intrattenere rapporti umani, un tema poco affrontato dai grandi media nazionali. Nel nostro piccolo noi di Valdarno24 abbiamo intervistato dei giovani adulti valdarnesi, studenti universitari, che, come tutti, si sono trovati catapultati in questa situazione assurda. Come stanno vivendo questo momento?

“Più che di momento parlerei di periodo di vita esordisce Giorgia Casprini, 20enne di San Giovanni – Ho provato ad affrontare la cosa in diversi modi, quello che preferisco è sdrammatizzare il tutto, cercare di occupare il mio tempo con attività che una volta finito questo periodo avrò meno opportunità di fare, e pensare al futuro”.
Daniele Burzagli, 22enne di Cavriglia, è sulla stessa lunghezza d’onda: “Si tenta di trovare i lati positivi e di tenersi occupati, seguo un corso ITS e sono un educatore scout, quindi fortunatamente riesco a migliorare le mie conoscenze e crescere grazie a queste attività, ma la stanchezza è tanta. Se ad inizio pandemia prevaleva la paura, adesso si sta trasformando in stanchezza, e si sente”.
“Ho un umore piuttosto costante, senza alti o bassi, e per me la situazione è abbastanza tranquilla – afferma Edoardo Oscari, 21enne di San Giovanni – Sono una persona piuttosto ottimista e il fatto che stia arrivando l’estate mi conforta, anche se non nego che ci siano stati momenti difficili, specie la sera. Mi sta aiutando molto lo sport, di cui penso sia sottovalutata l’importanza mentale oltre che fisica. In definitiva non mi sento di bollare questo periodo come brutto, anche se naturalmente la noia e la stanchezza si fanno sentire”.

Ma cosa manca maggiormente della vita normale? “Sicuramente l’interazione con le persone fisiche, perché in videochiamata non sarà mai la stessa cosa. – dice Daniele – Mi manca poi uscire la sera, andare per locali, cose che prima facevo ogni weekend e che adesso sono un lontano ricordo. Sono consapevole che questo non sia il problema principale della pandemia, ma sento addosso la sensazione di star buttando via anni importanti”.
“Mi manca la possibilità di evadere dalla routine, che è si più noiosa ma alla fine il lunedì è sempre il lunedì, mentre il sabato non è più il sabato – commenta Edoardo – Le cose che più mi piace fare sono viaggiare, e non si può, e giocare a calcio, che ho dovuto smettere perché con il covid non aveva più senso. Per esempio, smettere di giocare a calcio non significa solo il non praticarlo più, ma anche il non vedere più tutti quelle persone con cui hai un rapporto sporadico, che con la pandemia si perde, essendo naturale non mantenere i contatti con tutti”.
A Giorgia manca la frenesia della vita di tutti i giorni: “Ero abituata ad avere giorni, settimane e mesi molto impegnativi dove non riuscivo a trovare un momento libero, e adesso che di tempo ne ho troppo questa sensazione mi manca molto. Oltre a questo, manca tanto la novità, le esperienze nuove che nelle quattro mura di casa non possono nascere. Anche il rapporti con le persone sono diventati più idealizzati che altro, per quanto si possa provare a mantenerli stretti a distanza, è difficile trovare la stessa spontaneità di prima”.

Non mancano poi le sensazioni brutte provate in questi mesi. “Siamo impossibilitati a svagarsi e quindi ogni azione diventa più pesante” risponde Giorgia. “Il sentirsi impotenti di fronte a tutto questo, il non poter far niente per migliorare la situazione se non rispettare le regole”, sottolinea, invece, Daniele. “Principalmente noia e frustrazione, oltre che angoscia. Guardare fuori dalla finestra la sera e sentire il silenzio totale è molto brutto e, appunto, angosciante.” la risposta di Edoardo.

Sugli effetti psicologici della pandemia, a lungo termine, i ragazzi hanno le idee chiare. “Ovvio che ci ricorderemo questa cosa per diversi anni, spero sinceramente in degli effetti positivi, come il comprendere il valore delle relazioni reali, l’aprire gli occhi e rendersi conto di ciò che è veramente importante, ossia il contatto fisico e visivo, e non solamente virtuale e social.” pensa Daniele.
“Secondo me gli effetti psicologici ci saranno e ci sono già, capita spesso di avere difficoltà a relazionarsi con le persone, banalmente non sapere cosa dire, e tentare di evitare il contatto con persone con cui non si ha confidenza. Ho visto molti ragazzi e ragazze spenti e svuotati dalla vitalità che avevano prima della pandemia. – sostiene Edoardo –  Oltre che per noi, il problema è soprattutto per i giovanissimi, considerando che gli sono state negate delle esperienze fondamentali dell’adolescenza, sia sul piano formativo che didattico, perché la DAD ha purtroppo i suoi limiti”.
Giorgia concorda: “Gli effetti ci saranno, penso soprattutto ai ragazzi e le ragazze più piccoli di noi, che si sentono abbandonati e si stanno perdendo l’adolescenza, l’età della formazione, dove ci si confronta di più con l’altro”.

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