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Superlega: tutti col..Ceferin in mano

Il gioco del calcio deve gran parte della propria fortuna al senso di appartenenza dei tifosi: si sceglie la squadra del cuore, magari in culla, e per questa si tifa contrapponendosi all’ avversaria di turno come in un eterna contesa. Non c’è sport più identitario del calcio dove, spesso, gli undici in campo diventano rappresentanti in guerra di un popolo, di una città, di un’idea. Si deve partire da qui e da tante altre cose per analizzare il fallimento della superlega europea durata lo spazio di sole 48 ore e che, più che la contrarietà dei tifosi, ha visto quella di politici, capi di stato, istituzioni internazionali e addetti ai lavori come calciatori e allenatori.
Una posizione di sicuro non prevista dai dirigenti scissionisti che non avevano fatto i conti con una reazione così virulenta soprattutto nel mondo anglosassone.
Mi sono già espresso e ho esposto ieri le mie contrarietà ad un progetto che vede lo sport succube interamente dell’ economia e che non è basato sui criteri di meritocrazia e di chi i trofei se li conquista sul campo di gara con sudore e sacrificio. Ma, se siamo arrivati a tanto, di sicuro anche UEFA e Fifa non sempre esempi virtuosi e hanno le loro colpe per non aver fatto rispettare le regole a club mangiasoldi ed alle prese con un colossale indebitamento. La pandemia ha travolto tutta l’industria calcistica, perché di industria bisogna parlare con centinaia di dipendenti. Le cosiddette “big” hanno visto arrestarsi il flusso di cassa derivante da introiti ai botteghini, attività negli stadi, merchandising e tutto il resto: esiste un grande problema di liquidità che avvolge il calcio europeo dentro bilanci già ingrossati a dismisura da spese pazze precedenti. La dinamica costi-ricavi è fuori controllo e da qui nasce l’idea di una superlega che autoriproducesse i ricavi senza possibilità di spartizione con nessun altro soggetto. Ed ora? Non può finire tutto in una bolla di sapone, nè nel classico….scusate mi ero sbagliato. Può darsi che alla fine Ceferin qualche concessione in più la faccia anche, tipo quelle wild card tanto ambite d’ingresso alla superchampion, ma neanche la nuova competizione a 36 squadre potrebbe bastare ai famelici e assetati clubs scissionisti sull orlo del default finanziario.
Per fronteggiare l’emergenza la scelta più saggia è quella di calmierare i costi attraverso un patto di intesa generale e finalmente serio. A partire dalla riduzione dei salari dei calciatori, che incidono troppo sul bilancio. Chiudo dicendo come, a prescindere da chi ha ragione o meno, mi sono oggi piaciute alcune posizioni che sono emerse all’interno del mondo del calcio. E se, per esempio, è abbastanza facile esprimersi con il portafoglio gonfio di Guardiola e Klopp, non lo è affatto invece per De Zerbi, il tecnico del Sassuolo che ha avuto parole di condanna pesantissime verso l’operazione e le società interessate. De Zerbi che deve costruirsi la propria carriera di allenatore…..silenzio invece totale da parte di Pirlo, Conte e Pioli, evidentemente al traino del padrone di turno. Ma queste sono mie considerazioni…

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