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Tesi di laurea sul Valdarno. Olga Valentini ha raccontato la casa di accoglienza “Fraternità della Visitazione” di Pian di Scò

Prosegue la nostra rubrica sulle tesi di laurea legate al Valdarno. Olga Valentini, 23 anni, di Montevarchi, nel 2019, ha discusso la tesi sulla casa di accoglienza “Fraternità della Visitazione” di Pian di Scò. E’ così che si è laureata all’Università di Firenze in Scienze dell’educazione e della formazione.

“Il titolo della tesi di laurea è Strategie ed interventi nella marginalità femminile: l’esperienza della casa di accoglienza “Fraternità della Visitazione”. – afferma Olga – . Ho  svolto un analisi delle situazioni in cui la donna vive una condizione di marginalità per poter cogliere le differenze di genere. Ho individuato delle teorie che si sono sviluppate intorno alla marginalità approfondendo i diversi contesti per poi analizzare quali sono gli strumenti ed i percorsi che vengono progettati per reintegrare le donne che vivono in una condizione di marginalità”.

L’esempio concreto da mostrare nella tesi è stato appunto la Fraternità della Visitazione: “L’accoglienza è rivolta a minori in stato di abbandono, ragazze madri e madri con bambini in difficoltà. – continua – Lo scopo è quello di condividere con loro un tratto di “strada” per poi dare la possibilità di un successivo reinserimento autonomo nella vita sociale.
Per poter avere una visione completa ho fatto delle interviste e ho trascorso dei momenti all’interno della struttura in modo da poter osservare più da vicino quali sono i percorsi che vengono intrapresi. L’interesse che mi ha spinto ad approfondire questo tema – prosegue – è legato sia ad un interesse personale verso le tematiche di genere, sia ad una relazione stretta verso la casa famiglia “Fraternità della Visitazione” dove ho, in prima persona, svolto attività di volontariato e che ritengo essere un’esperienza meritevole di essere prima di tutto conosciuta ma anche, visto il mio percorso universitario, studiata e portata come esempio. È un luogo a cui sono legata in prima persona, in cui ho avuto la possibilità di incontrare persone e storie, di vedere come l’obiettivo comune sia quello di salvaguardare l’identità, il riconoscimento della donna come soggetto attivo e responsabile”.

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