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Call center curato da detenuti. Il progetto da un’idea di Roberto Vasarri e Enzo Brogi

Un progetto di reinserimento dei detenuti attraverso il lavoro. E’ nata in Valdarno l’idea sviluppata da iCall srl, società del Gruppo Gfi, in collaborazione con la casa di reclusione di Castelfranco Emilia. Nel carcere modenese è stata allestita una prima serie di 20 postazioni di call center dove lavorano alcuni reclusi per conto di operatori telefonici e di compagnie elettriche con le quali la società collabora.
Tutto è cominciato da un colloquio informale tra Roberto Vasarri, manager montevarchino titolare della Gfi, ed Enzo Brogi, presidente del Corecom e attento ai temi della marginalità e delle condizioni all’interno degli istituti di pena. Due anni fa, Brogi propose all’amico imprenditore di impostare un progetto di inclusione pilota a livello nazionale, allestendo una centrale di informazioni con persone che stanno pagando il loro debito con la giustizia. “In prima battuta l’idea fu presentata al direttore del casa circondariale di Arezzo – spiega Brogi – ma non si è potuta concretizzare per il trasferimento del dirigente. E così ho contattato Maria Martone, adesso al timone del penitenziario emiliano, ma già responsabile della realtà di Massa, considerata modello perché occupa tutti i detenuti in attività di falegnameria, metallurgia e del tessile e le statistiche confermano che chi ha sperimentato quel percorso difficilmente torna in prigione avendo imparato un mestiere”.
Grazie all’impegno della direttrice della casa di reclusione e di Vasarri è stata concretizzata l’opportunità di utilizzare il lavoro dei reclusi per operazioni di telemarketing e di gestione di clientela. “Le persone impiegate – spiegano i referenti dell’iniziativa – sono retribuite secondo i contratti previsti; il tempo disponibile degli operatori, oltre alla formazione che ricevono dal personale di iCall dedicato, fa sì che questa occupazione possa essere produttiva per la parte sociale e di integrazione e per quella economica. Ovviamente i sistemi e le connessioni assicurano la massima sicurezza agli addetti e ai clienti che vengono contattati automaticamente dal programma nel quale sono presenti liste circoscritte”.
“Il tipo di attività – proseguono – permette alle persone impiegate di avere rapporti con l’esterno e di interloquire con molti consumatori, rompendo l’isolamento nel quale normalmente si trovano i reclusi, favorendone il recupero sociale. La pandemia ancora in corso non ha permesso di ampliare il numero di occupati, ma i risultati ottenuti anche in questa situazione fanno sperare in un’ottima riuscita del progetto, che potrà essere ulteriormente sviluppato”.
E in ultimo ringraziano quanti hanno contribuito alla realizzazione: Enzo Brogi che ha messo in contatto i protagonisti, Simone Musmeci e Alessandro Inches di iCall che hanno curato rispettivamente la parte tecnica e organizzativa e il progetto all’interno della struttura carceraria.

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