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Bekaert. Giulia Mugnai: “uno schiaffo, l’ennesimo, al territorio. È stata la ferita più dolorosa”

Niente da fare per gli oltre 100 lavoratori della Bekaert di Figline Valdarno che nelle prossime ore verranno licenziati, ponendo fine ad un percorso professionale che durava, per alcuni, da decenni. Un epilogo drammatico di una vertenza che si trascinava da quasi tre anni e che ha provocato lo sconcerto della sindaca Giulia Mugnai, che ha parlato di ennesimo e estremo schiaffo al territorio da parte della multinazionale, ritenuta sprezzante verso le istituzioni italiane, i sindacati e i lavoratori.
“Un no secco, nonostante la cassa Covid non avrebbe avuto alcun costo per l’azienda, come rappresentato dal Ministero del lavoro – ha aggiunto la sindaca -. Nessuna apertura, nonostante il MiSE, seppure con una convocazione tardiva del tavolo, abbia rappresentato chiaramente la volontà, nelle sei settimane che sarebbero state disponibili, di verificare la sostenibilità del progetto che legherebbe la reindustrializzazione dello stabilimento di Figline al piano industriale su Piombino e alla creazione di una filiera toscana dell’acciaio.
La giornata di ieri – ha aggiunto Mugnai- rappresenta la ferita più dolorosa per la nostra Città. Un grande senso di rabbia e di frustrazione, perché nonostante battaglie, continui appelli, decine di lettere, proteste, manifestazioni, non è bastata la voce del territorio a scongiurare i licenziamenti”.
“Come Comune – ha concluso- non possiamo accettare un epilogo senza risposte per tutti i lavoratori coinvolti ancora nella vertenza e senza una vera proposta per la ripartenza della fabbrica.
Non può rimanere sulle spalle della nostra comunità il costo sociale dei licenziamenti e quello urbanistico e ambientale del sito all’abbandono.
Chiediamo, quindi, alle Istituzioni superiori che si verifichi la proposta legata a Piombino e, al contempo, che si possa costruire un percorso concreto per la messa in sicurezza occupazionale degli oltre 110 dipendenti ancora coinvolti. Non possiamo permettere che il nostro territorio e i lavoratori vengano abbandonati”.

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