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L’altra domenica di Leonardo De Nicola: Roberto e Taro…….

Roberto Malotti è un bravo allenatore di calcio ma è soprattutto una persona sensibile che sa cogliere (ne sono certo) le cose veramente importanti del nostro vivere terreno. Che, quasi sempre, vanno oltre la gloria e le pur importanti gratificazioni pubbliche a volte destinate a durare per breve tempo. Il suo splendido cane, Taro, un rottweiler di 6 anni, è di fatto un protagonista della straordinaria stagione sportiva del suo Montevarchi, tornato in terza serie dopo varie vicissitudini. In maniera assai banale diremmo oggi che la sua squadra non ha certo giocato…da cani, ma con il…cane, anche se non riusciamo a capire perché i nostri amici a quattro zampe lo facciano in maniera orribile; il contrario casomai.
Taro, comunque, ha diviso le fatiche giornaliere con i calciatori, saltellando e correndo sull’erbetta invitante del “Brilli Peri”, scodinzolando felice alle coccole dei ragazzi in maglia rossoblù. Roberto ovviamente lo ama e ne è ricambiato nella misura di chi ne condivide le giornate, gli sguardi, i momenti difficili e quelli di gioia.Non parliamo di “padrone”,  che è un termine bruttissimo, alla stregua appunto del…”giocare da cani” oppure “solo come un cane”, per non parlare  della più vecchia e orrenda battuta: “sei triste? Ti è morto il cane?”(orribile). Questa convivenza fatta per lo più di gesti e di intese, offre a tutti noi un senso di pace e di libertà assoluta e ci aiuta a cogliere molti lati apparentemente belli e semplici dell’ esistenza, che il rapporto con il nostro amato ci aiuta a vedere. Una forma di appagamento interiore che può arrivare persino a determinare certe scelte, e non esagero davvero.Roberto mi ha detto che lui chiede sempre alle varie società la possibilità di avere Taro vicino durante gli allenamenti e la normale attività settimanale. E, del resto, sono sempre più frequenti le dimostrazioni di affetto vero anche nel mondo degli sportivi: dalla sciatrice Lindsey Vonn con il suo inseparabile cavalier king alle lacrime sincere di José Mourinho per la perdita del suo amatissimo Yorkshire terrier. E poi Ciro, il cane di Maurizio Sarri trasportato a casa da Londra in auto per evitargli i problemi del volo aereo o in passato i due bovari del sampdoriano Tonino Cerezo, presenza fissa a Bogliasco ai tempi dello scudetto, 30 anni fa. I meriti di Roberto come allenatore sono certificati dai risultati e dalla bella espressione del gioco esibito dalla squadra, quello che ha fatto e fa con il suo Taro a me pare ugualmente straordinario perché sdogana i vecchi luoghi comuni, ed è la rappresentazione tangibile di ciò che si fa per chi si ama davvero (insieme ad altre cose importanti). Un sentimento che non può essere più nascosto in un angolo o mascherato dal falso pudore. Una gran bella storia e un grande Taro…Mi sa proprio che presto gli farò fare conoscenza con la mia adorata Ariel, cavalier king amatissima di anni 6 e presenza fissa della mia e nostra vita familiare.

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