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L’altra domenica di Leonardo De Nicola: le vacanze 50 anni fa….

Quando si avvicina il momento della vacanza estiva, torno istintivamente a pensare ai miei anni di giovinezza e a quando con la famiglia al gran completo partivamo per…il mare. Ai giorni nostri si va in giornata a Milano e a Napoli e in breve tempo si percorrono con disinvoltura chilometri e chilometri. Non era così in quegli anni 60 e 70 dove la partenza per le ferie aveva autentici riti preparatori e..altro. Anche se la distanza da compiere era “minima” (vista con gli occhi di oggi), l’ attesa del viaggio si faceva sentire già alcuni giorni prima della partenza stessa. Si iniziava con il controllo rigoroso della “macchina”, generalmente una piccola utilitaria figlia del cosiddetto boom economico. Lo stato di salute della vettura riguardava il controllo dei livelli motore, la pressione delle gomme, il pieno di benzina normale o super presso il benzinaio di fiducia. Era un mondo pieno di distributori e di società petrolifere: la Total, la Chevron, la Fina, l’Api, la Shell, la Gulf, la BP e altre ancora.
Il giorno prima di solito c’era la prova “bagaglio” che, in quelle piccole auto, era un po’ come fare e disfare senza successo il cubo di Rubrik. Ecco che allora era frequente ricorrere ad un telaio supplementare in aggiunta, di solito collocato sul tettuccio stesso della vettura e questo ovviamente per garantire una disponibilità maggiore del carico. La mattina della partenza assumeva i contorni di una pre finale olimpica con quello stato misto di ebbrezza e di preoccupazione. La mamma di solito prima di salire a bordo ripeteva….La porta è stata chiusa bene con le..mandate? L’acqua è chiusa? E il frigo?…. Finalmente poi si poteva andare, dopo un breve saluto a chi rimaneva a casa, solitamente qualche vicino più sfortunato (sulla carta). Ecco che davvero la bandierina poteva ora abbassarsi ed il viaggio incominciare: viaggio che per me aveva i contorni di una Fiat 850 azzurrina comprata alla concessionaria “Bagiardi” e portava tutta la baracca inevitabilmente da Via Milano a Livorno, terra di zii e cugini.
L’ equipaggio solitamente vedeva il babbo alla guida poi mamma, sorella e il sottoscritto con il nonno sacrificato di turno (al treno) se veniva anche la nonna. Autosole fino al vecchio casello di Signa e poi il far-west della statale tosco-romagnola fra paesi da attraversare, semafori e passaggi a livello tali da consentire una media oraria da tappa pirenaica (forse) al Tour. Avevo, ricordo bene, imparato a memoria tutte le località attraversate in rigoroso ordine di entrata….La Lastra, Brucianesi, la grande gola col masso della Gonfolina, Montelupo Fiorentino dove, fra i non molti ciclisti dell’epoca speravo sempre inutilmente di scorgere con la maglia blu della Filotex il grande Franco Bitossi. Passati anche Empoli e Ponte a Egola la Madonnina del buon viaggio annunciava la grande pianura ed il mare in lontananza. Ci aspettavano i soliti 20 giorni da trascorrere con gli amici del..mare al Bagno Delfino di Tirrenia, fra ombrelloni, partite nel “gabbione” e spartani Pic-nic della mamma con tanto di primo, secondo, frutta e dolce. E con le prime piogge (dopo Ferragosto si rompe il tempo, ..diceva il nonno vecchio e saggio contadino), l’ estate pareva davvero andarsene, in attesa di un lungo inverno e poi di una nuova vacanza,si fa per dire nuova…

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