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Nostalgia dell’azzurro. Un problema non banale…

La Sangiovannese, squadra per cui tifo dalla culla, non è mai scesa in campo, in queste quattro prime partite ufficiali della stagione, con la maglia “azzurra”, ovvero quella per cui è universalmente riconosciuta e alla quale sono legate intere generazioni. Non è un dettaglio di poco conto o marginale, soprattutto ai tempi di oggi dove il processo identitario fra squadra e tifosi appare tutt’altro che scontato per mille e mille motivi che un giorno cercherò di spiegare. Un tempo il grido dominante sulle tribune dello stadio “Fedini” era….alé azzurri, lanciato a squarciagola dal mitico “boe” in tribuna e ripreso da tutti gli altri settori. Oggi..quasi più niente di tutto ciò, perché si cavalca e legittima una moda “pericolosa”, a volte anche imposta da arbitri e federazione, quella delle maglie controcolore che poco o nulla hanno da spartire con la storia e la tradizione del club.
Un problema che, a dire il vero, non riguarda oggi soltanto la Sangiovannese. Lo stesso Montevarchi, per restare vicino a noi, mi pare che fino ad ora sia sceso in campo con la prima maglia rossoblù soltanto in un paio di occasioni, lasciando poi spazio ad un variegato e per me discutibile arcobaleno. Alessio Cottoni mi ha informato come ci siano ancora problemi per quanto riguarda le forniture (io comunque anteporrei l’azzurro a tutto il resto) e ne prendo atto.
Ma, allo stesso tempo, invito tutti ad uno sforzo comune nel risolvere un problema meno marginale di quello che sembra. La forma spesso è sostanza, in particolare quando si parla di uno sport divenuto popolare e molto seguito anche per i suoi simboli e i colori immutabili negli anni.
La mia battaglia ha origini antiche, come quando nel 1991 feci sparire, in sintonia con il magazziniere del tempo, Nello Lazzerini, una muta di casacche amaranto alla vigilia del celebre spareggio contro il Pietrasanta. I 4000 presenti quel giorno allo stadio (un altro mondo…) poterono almeno così vedere la propria squadra di bianco vestita invece che con un colore diverso e antistorico (per inciso i versiliesi avevano ed hanno i colori azzurri). O come quando gli stessi tifosi “imposero” al grande presidente Casprini di riporre in un cassetto delle strane maglie rosse gigliate bordate addirittura di ..blu (anni 90).
La squadra della mia città nasce azzurra sulla scia dei padri fondatori del 1927 che scelsero quel colore da un nastrino fermacarte che teneva insieme i fogli dell’avvenuta iscrizione. E penso che ogni tifoso abbia anche il sacrosanto ” diritto” di vedere giocare la propria squadra con i colori del proprio cuore: nell’attuale dirigenza azzurra (possiamo, spero, continuare a dire così) ci sono dirigenti bravi e navigati. Gente che conosce bene la storia come Morandini e Merli e che ne sono stati a lungo anche diretti testimoni e protagonisti in prima persona. Mi affido anche a loro perché si possa al più presto riannodare il vecchio filo….e tornare all’antico che è moderno.

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