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Uccise la figlia e si gettò nel pozzo. A processo in Corte d’Assise l’omicida di Levane

E’ stato rinviato a giudizio Billal Miah, l’operaio bengalese che il 21 aprile del 2020 uccise la figlia di 3 anni mezzo, e sarà processato a gennaio in Corte d’Assise. Il quarantenne, che in un primo momento era stato dichiarato incapace di intendere e volere, nell’udienza preliminare di oggi è stato ritenuto in grado di sostenere il processo per omicidio volontario aggravato dal grado di parentela e dalla minorata difesa per la morte della figlioletta e di tentato omicidio per l’aggressione al primogenito. Il Gup ha anche confermato la pericolosità sociale e la detenzione nella Rems, la residenza per l’esecuzione di misure di sicurezza, di Montelupo Fiorentino.
L’uomo trucidò con un coltello la piccola Jannatun Nabia nella mansarda di una palazzina di via Togliatti a Levane nel comune di Bucine e ferì il figlio maggiore di 12 anni che tentava invano di difendere la sorellina. Ferito alla testa, il ragazzo riuscì a salvarsi rifugiandosi al piano terra della villetta da alcuni conoscenti.
Dopo aver infierito sui figli, Miah si era calato nudo in un pozzo attiguo al giardino dell’abitazione e fu riportato in superficie dai Vigili del Fuoco del distaccamento di Montevarchi e dai Carabinieri della Compagnia di San Giovanni e della caserma levanese chiamati sul posto dai vicini di casa.
Operaio in cassa integrazione, bloccato tra le mura domestiche a causa del lockdown e della chiusura dell’azienda, alcuni giorni prima del delitto era ricorso al medico di famiglia lamentando forti cefalee. Quel terribile martedì si accanì sui bimbi che stavano guardando i cartoni animati in Tv attorno a mezzogiorno mentre la moglie era uscita per andare a fare la spesa.

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