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L’altra domenica. Viaggio nelle Langhe

Barolo en primeur dicono nel vecchio Piemonte a rimarcare una vecchia superiorità del loro vino nei confronti degli altri. Un misto di orgoglio sabaudo e di antica primogenitura nel settore per quello che si definiva “il re dei vini ed il vino dei re”. Destino invidiabile del resto per questo rosso prodotto da uve di Nebbiolo, scritto anche senza la doppia b, e prodotto in 11 comuni della Langa. Uno dei tanti o forse il maggiore prodotto identitario della regione che, insieme a cari amici, ho avuto il privilegio di…degustare in una splendida serata Braidese fatta di nebbia e di umido che penetrava nelle ossa. Grazie all’ amico Marco Toti, per una volta pronto a lasciare da parte il suo bel Chianti rubino per farci gustare i vari Arneis, Nebiolo e ovviamente Barolo di turno. Serata proseguita poi in veste piemontesissima con carne cruda, taglierini, brasato, faraona ripiena e bonet, budino a base di cioccolato ed amaretto cotto in forno a bagnomaria.
Non so se esista per davvero una superiorità enogastronomica in Italia e.. non lo penso neppure. Gianni Brera e in qualche modo Luigi Veronelli sostenevano la superiorità dei loro vini padani, Barolo, Barbaresco, Barbera, Bonarda sul resto della compagnia ma, con tutto il sommo rispetto che io porto a questi illustrissimi…si era per davvero in un altro mondo la dove la conoscenza molto ridotta e tutto il potenziale mercato inesplorato portavano a queste considerazioni.
Io mi limito a constatare e a riprendere le parole di Matteo Ascheri, produttore e uomo radicato nel suo territorio. Nelle Langhe lui dice…abbiamo i vini, i formaggi, il tartufo, le carni eccellentissime….e allora, se non siamo sulla strada del paradiso, poco davvero ci manca.

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