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Auguri al Torino ed ai suoi 115 anni! Anche alcuni valdarnesi hanno indossato la gloriosa maglia granata

Oggi sono 115, visto che tutto ebbe inizio il 3 Dicembre 1906 in una birreria di via Pietro Micca dove una targa ricorda ancora la nascita del Torino foot ball Club (staccato come recita lo statuto), all’alba del secolo scorso.
Verso il quale nessun appassionato di calcio può sentirsi indifferente, al di là dell’appartenenza, se non fosse altro per aver resistito anni e anni accanto ad una vicina di casa ingombrante, ricca e vincente come la Juve.
Tragedie e trionfi, cadute fragorose e risalite, lacrime e sangue. Pochi altri nostri club hanno una vita romanzata come i granata: il più grande disastro aereo a Superga, la morte prematura del “beat” Gigi Meroni e poi quella del capitano per antonomasia, Giorgio Ferrini.
E la storia si fa leggenda, il grande Toro, il tremendismo dei tempi di Gustavo Giagnoni e del suo colbacco, la squadra scudettata di Gigi Radice e dei “gemelli del goal” Pulici e Graziani, quest’ultimo aretino di adozione.
Momenti granata: la sedia alzata del compianto Emiliano Mondonico ad Amsterdam, l’ultima notte da leoni nella pioggia e nella tormenta atlantica dello stadio San Mames di Bilbao con Ventura in panchina. E, a cavallo delle due guerre, prima dell’arrivo del leggendario squadrone di capitan Valentino Mazzola, di Loik, Gabetto, Maroso, Romeo Menti (sepolto al cimitero monumentale dell’Antella) un’altra leggendaria formazione sul finire degli anni 20…. quella del trio Baloncieri, Libonatti e Rossetti con una grande bandiera granata del vivaio come Antonio Janni nato nella vicina Santena, paese di orti e ortolani.
Uno scudetto vinto ed un altro tolto per la celebre vicenda Allemandi, giocatore in forza alla Juve ed accusato di combine prima di un derby con un dirigente granata. Dopo una inchiesta approssimativa con molti lati oscuri l’allora presidente federale, il gerarca fascista di Bologna Leandro Arpinati, decise di revocare e non assegnare il titolo anche per non favorire i rossoblù felsinei secondi classificati al termine del campionato. E poi, parlando del Toro, come non ricordare il settore giovanile granata, la vecchia scuola del Filadelfia con i muri e gli oggetti degli spogliatoi ad evocare il passato ed gli storici maestri..Cinto Ellena, Oberdan Ussello, Sergio Vatta, Ercole Rabitti.
Insomma, un club sospeso fra passato e presente, gioie e dolori…tanti, il passato perpetuato in maniera quasi ossessiva: dai collezionisti vintage (vorrei segnalare qui il mio amico Giancarlo Dalmazio, tifoso e cultore granata), ad un vero e proprio museo a Grugliasco ricco di cimeli di ogni epoca. E in ogni posto..i ricordi a go go: a Vado Ligure vicino a Savona la famiglia Bacigalupo da anni ha uno stabilimento balneare. E quando si arriva, ecco una foto gigante del nonno Valerio scattata in occasione proprio dell’ ultima gara giocata dal Torino in Italia, quella di San Siro contro l’Inter, volo d’ angelo a braccia tese. E poi cosa dire di più? L’immenso Claudio Sala detto “banana” o il “poeta del goal”, straordinario e unico per mettere gli altri in condizione di segnare. Mi raccontava Graziani che al suo arrivo a Torino durante i primi allenamenti faceva fatica a capire come riuscisse in un fazzoletto a saltare gli avversari e a spedire palla in mezzo…,eppure così funzionava e “Ciccio” lo capì in fretta. E Paolo Pulici, il più amato dalla curva Maratona, dopo ogni goal petto in fuori e braccia tese in alto verso la gente, un rito pagano della domenica.
Fra i dirigenti figure gloriose ed altre francamente da dimenticare in fretta e furia: dal fondatore scissionista bianconero Dick al conte Marone Cinzano…a Ferruccio Novo, creatore del più grande Toro della storia, quello dei 5 scudetti di fila e solo fermato dal..fato .Con la guida tecnica di Egri Erbstein, un innovatore perché i granata giocavano un calcio davvero moderno che aveva definitivamente messo in soffitta il vecchio metodo. E la tromba di Bormida annunciava i dieci minuti granata con Valentino a dare il via alla carica, arrotolandosi le maniche della maglia e partiva la…rumba come in quel pomeriggio dei 10 goals all’Alessandria. Un grande lo è stato anche Orfeo Pianelli sempre accompagnato dal fido Nanni Traversa, compagno di sport e di lavoro. È Pianelli è anche l’ultimo grande presidente ed il più longevo alla guida del club sabaudo, Cairo permettendo.
Oggi, in un calcio dominato sempre di più da ricchezze vere o fasulle è sempre più difficile recuperare i vecchi fasti che fanno scalpitare e, allo stesso tempo, immalinconire i tifosi….La maglia che Giovanni Arpino descrisse ..rossa come il sangue è stata indossata da autentici campioni e da qualcuno annunciato come tale. Nei primi anni 60 arrivarono a Torino i giovani britannici Joe Baker e Dennis Law che affogarono tutte le buone aspettative in qualche bicchiere di troppo e in lunghe corse in auto per i viali cittadini. Baker si perse presto ma il biondo Law fu un campione e protagonista per anni in patria nel Manchester United. Ma il brasiliano Leo Junior venti anni più tardi ha infiammato i cuori granata come pochi altri. E vogliamo parlare poi del tremendismo granata dei tempi di Giagnoni e di quando gente come Cereser detto “trincea” e Aldo Agroppi picchiavano i tacchetti sul muro degli spogliatoi per intimidire quelli di là…e cioè i bianconeri prima di ogni derby della mole?
Dalle nostre parti il Toro giocato..e non solo tifato è Franco Ermini da Figline, che ebbe squarci di gloria nei primi anni 80 e che fece il suo esordio con Massimo Giacomini in panchina durante una partita proprio con la Fiorentina. Ma è anche Angiolo Livi, attuale presidente del Montevarchi, che ha vestito la maglia pesante e bella di lana negli anni 70 passando dal Filadelfia in compagnia di gente come Dossena, Cantarutti, Greco e altri ancora. E beato lui davvero che tutti i giovedì, nella vecchia partita di metà settimana, se la vedeva vis a vis in mezzo al campo con Zaccarelli, Pecci, Salvadori, Sala e compagnia cantante e con la gente che metteva la faccia alla rete per non perdersi neanche un minuto del gioco (altro che gli attuali allenamenti blindati).
Dei suoi racconti mi nutro e mi sono a lungo nutrito per la mia proverbiale curiosità e nostalgia di quel tempo antico. E poi il mio amico Marco Cigolini, che andato a giocare nei Boys granata nei primi anni 70 mi portava, io ..milanista e riveriano fino al midollo, le foto a colori della prima squadra. Una la conservo gelosamente con i giocatori disposti su tre file ed in mezzo il tecnico Giagnoni e capitan Ferrini. Ci sono in maglia granata, pantaloncini bianchi e calzettoni neri Sala, Pulici, Rampanti, il piccolo Toschi da Porcari di Lucca ed il gigante Gianni Bui da Serramazzoni di Modena. Castellini e Sattolo, Agroppi e Fossati, Zecchini e il massaggiatore Colla.
E, sullo sfondo, le vecchie tribune del comunale con le barriere in ferro per proteggere gli spettatori. Una squadra arrivata ad un passo dallo scudetto, andato in fumo anche per i controversi e discussi episodi di Genova contro la Samp e di Milano coi rossoneri…
Ma tutto questo fa..Toro, passione e tormento, gioie e dolori..tanti . Noi intanto oggi alziamo i calici per i granata che profumano di vecchio Piemonte, un po’ come il gianduia o il Barolo ed il tartufo delle Langhe e di tutto ciò che li circonda….

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