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Giovani e politica. Francesco Ferrucci e l’impegno politico in Azione.

La politica oggi è purtroppo un argomento poco diffuso tra i giovani, che la vedono come qualcosa di incomprensibile e poco interessante. Tuttavia, in mezzo a tanti ragazzi  disinteressati, ce ne sono alcuni a cui la politica sta a cuore e sono pronti a mettersi in gioco e dare sè stessi per portare un cambiamento concreto. Continua così la rubrica di Valdarno 24 “Giovani e impegno politico” che punta ad ascoltare e conoscere le idee e i punti di vista di ragazzi e ragazze che hanno preso la decisione di entrare in politica. Oggi presentiamo Francesco Ferrucci, giovane azionista, classe 2000, referente del comitato di Montevarchi. Francesco si è diplomato nel 2018 al Liceo Benedetto Varchi e attualmente studia all’università per conseguire la laurea in filologia moderna.

Come mai hai deciso di intraprendere il percorso politico?

“Ho iniziato a fare politica perché ritengo che sia il campo più nobilitante a livello morale e civile che un uomo possa intraprendere. Ovviamente la mia è una visione romantica, ma senza quest’ultima sarebbe difficile lottare per il cambiamento della politica, che è l’obiettivo che maggiormente spinge i giovani ad interessarsi a questo mondo. In definitiva, ho sentito il dovere di interessarmi alla politica e di agire proprio perché quella che si vede nei talk show non mi piaceva”.

Che tipo di percorso politico hai scelto di intraprendere?

“Ho scelto di iscrivermi al partito di Carlo Calenda, Azione, nel 2020. Un piccolo partito che però sta crescendo velocemente, con serietà e coerenza. L’area di appartenenza è quella del socialismo liberale e del riformismo. Un partito quindi attento alle politiche sociali che tuttavia non mette limiti stringenti all’azione del privato, un partito riformista che tiene insieme il progresso sociale ed economico nella consapevolezza che non c’è l’uno senza l’altro. Dopo l’iscrizione nel comitato montevarchino le dinamiche interne mi hanno portato ad esserne il referente. Al momento sono anche nel direttivo provinciale del partito”.

Quali sono le tue prospettive politiche nel futuro?

“Non ho prospettive di carriera. Come ho già dichiarato, ho una visione molto idealista della politica, non ho alcun interesse nel far fortuna o nel ricoprire ruoli di potere. Farò quello che riterrò giusto confrontandomi con i compagni di viaggio ma senza personalismo. Credo nel valore della coerenza e se questa venisse meno in me o nel partito che rappresento interromperei immediatamente la mia carriera, se così si può chiamare”.

Cosa pensi del rapporto giovani-politica?

“I giovani sono inorriditi dalla politica o, peggio, disinteressati. Non è raro che tra i miei coetanei non ci sia la minima consapevolezza dei processi politici e delle istituzioni. Il panorama, in questo senso, è drammatico. L’unica cosa che mi consola e rassicura è vedere intorno a me, nel mio partito, una larga partecipazione giovanile, che raramente vedo in altri partiti”.

Secondo te, in che modo è possibile interessare i ragazzi di oggi alla politica?

“La risposta a questa domanda non sarà conciliante. Io non credo esistano le condizioni per un avvicinamento dei giovani alla politica. I motivi sono due e la soluzione una sola e inattuale. In primis, la politica è incomprensibile, lo abbiamo visto nelle elezioni del presidente della repubblica: giochi di palazzo, accordi sotto banco, trasformismo (la legislatura che sta per terminare ne è l’esempio lampante), con questo panorama è ovvio che i giovani e non solo siano schifati. Il secondo motivo riguarda proprio i giovani: in Italia abbiamo un problema che eclissa tutti gli altri, la scarsa preparazione dei ragazzi nelle scuole, con annesso abbandono scolastico e competenze deboli e fragili persino nella comprensione di un testo; è ovvio che se manca la formazione del cittadino nelle scuole,  non avrà contezza dei processi che lo circondano e, di conseguenza, proverà disinteresse. La soluzione è solo una: una rivoluzione culturale, che consista in un drastico rinnovamento dei meccanismi di formazione del cittadino nelle scuole e che conferisca le competenze per districarsi nel mondo difficilissimo del XXI secolo. Solo con la consapevolezza si genera l’interesse e con l’interesse il cambiamento della politica. Se questa rivoluzione culturale sia attuabile e nell’interesse dell’attuale classe dirigente non saprei dirlo”.

 

 

 

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